Virtuale e reale, virtuale è reale: due mondi che si incontrano nella didattica a distanza
È dolce, quando sul vasto mare i venti turbano le acque,
assistere da terra al gran travaglio altrui,
non perché sia un dolce piacere che qualcuno soffra,
ma perché è dolce vedere di quali mali tu stesso sia privo.
Lucrezio, proemio del Libro II del “De rerum natura”
C’è un fenomeno in atto nella didattica a distanza che mi incuriosisce: molti studenti non accendono la webcam durante le lezioni. È una questione di pudore? Non vogliono mostrarsi in casa? Non si sentono in ordine? È una posizione di comodità? Spegnere la telecamera è sostenibile davanti ad un docente che ce la mette tutta e che è spiazzato dalle caselle nere dei propri allievi?
Sospetto che sia la solita doccia fredda di verità, che ora va provata sulla pelle: il virtuale è reale.
L’assenza, forse, non è nuova. Forse, accadeva già in aula. Forse, abbiamo fatto degli errori. Sicuramente abbiamo creato le dighe e vissuto il divario fra reale e virtuale, con tutto quell’accumulo di energia potenziale, come se il baratro che stavamo creando non fosse pericoloso. Ma, ancora di più, abbiamo vissuto l’illusione che il Novecento potesse procedere per molti anni ancora, contaminando con la sua bellezza i nostri figli, quasi a proteggerli. Così abbiamo lasciato il digitale nel virtuale, accettato le sconnessioni dei ragazzi, riportandoli all’ordine dei registri, dei banchi e delle interrogazioni. Belli ed ordinati nel recinto della classe. Protetti dalla realtà, troppo sfumata fra reale e virtuale, lontani dai mestieri non ancora inventati. Quanto li abbiamo spinti veramente sulla prua del mondo? Quanto abbiamo esercitato con loro la prossimità?
Virtuale e reale: due mondi che trasmutano l’uno nell’altro
Eppure è chiaro da tempo che virtuale è reale, che abitiamo veramente due mondi che trasmutano, che si riversano l’uno nell’altro.
Ora la sfida è più chiara, così come lo è la presente assenza della telecamera spenta in tante lezioni a distanza. Quest’ossimoro in atto chiede un’azione coraggiosa e scomoda dei migliori educatori: sono tantissimi, sono ovunque, sono in ogni scuola e sono prima tali, molto prima di essere docenti. L’accensione della telecamera chiede tenerezza, emozioni, grandezza umana. Tutte doti esistenti e necessarie, che non stanno solo dietro la cattedra. Sono dappertutto e vanno raccolte ovunque, perché siano realmente formidabili.
Veramente vogliamo rimanere sulla riva ad osservare il confortevole naufragio, misurando la più bassa qualità della didattica a distanza? Veramente vogliamo farlo, ora che inizia il viaggio in mare aperto?
Farci comunità che apprende prima di tornare in aula
Adesso, prima della fase 2, dobbiamo partire, molto prima di tornare in aula. Proviamo a creare ora, con una diversa e invertita distanza, una comunità che apprende e che si scambia competenze, senza cattedra e senza banchi. Con tutta la nostra fragilità possibile, che è una leva rivoluzionaria. Facciamo di ogni aula un progetto di sviluppo locale. Coinvolgiamo i ragazzi, i genitori ed i nonni nei processi di apprendimento, con la centralità del pensiero critico e della cittadinanza digitale. Le telecamere si accenderanno e il virtuale sarà reale. Gli sguardi si accenderanno ed il reale sarà ciò che deve essere e che ancora non è da troppo tempo. Accadrà quando nelle aule, reali e virtuali, daremo alle emozioni, alla carità ed alla tenerezza, prospettiva, inventando le forme, essenziali e visibili agli occhi, di un nuovo umanesimo prossimale. È proprio questo il senso: diventare anatomicamente prossimali, raggiungendo tutti insieme, il punto di origine dell’umano. Dovrebbe essere semplice: in pochi mesi siamo stati sommersi dal coraggio di tutti.
Nel dolore e nella povertà il meglio è risorto. Ogni uomo, ogni donna è un capolavoro. Non ci resta che allargare le braccia e tornare a nuotare.
a cura di Fedele Congedo
Fedele Congedo è un designer di percorsi partecipati e inclusivi. Per edizioni la meridiana ha curato vari laboratori formativi, dedicati ad educatori, docenti, genitori e assistenti sociali.
Per spunti e risorse dedicate a docenti ed educatori, sfoglia la nostra categoria di libri dedicati a scuola ed educazione.
Immagine: Buttermere Lake, William Turner (1798)