L’utilità dei libri in simboli: mediatori per esprimere le diverse potenzialità
“Parimenti… Proprio perché cresco” sarà una collana INBook. Ma che cosa sono gli INBook?
Gli INBook sono un modello particolare di libri in simboli, pensati proprio per rendere pienamente condivisibile l’oggetto libro. E’ proprio questa condivisione che ha reso gli INBook “particolari”.
Gli Inbook sono nati una decina di anni fa all’interno dei laboratori di libri in simboli del Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa (CSCA). In questi laboratori erano emersi immediatamente alcuni elementi:
- l’importanza del libro all’interno di un percorso di crescita e di acquisizione di un sistema di comunicazione
- l’importanza che i libri a disposizione fossero “su misura” e insieme la fatica di creare libri speciali (ogni bambino aveva 2/3 libri in simboli pensati per lui quando i loro coetanei ne potevano avere decine e decine in qualsiasi biblioteca o acquistarne in libreria)
- la mancanza di tempo per creare una quantità significativa di libri in simboli personalizzati
- degli elementi comuni a tutti che avrebbero permesso lo scambio del materiale
E così si è cercato di definire questi elementi comuni creando delle linee di riferimento comuni. E così è nata la necessità di avere un gruppo che fosse garante di questo format. E così gli INBook hanno iniziato a viaggiare di mano in mano uscendo dalle case, entrando nelle scuole … e un giorno sono entrati in biblioteca.
A tutt’oggi il progetto Inbook ha un respiro nazionale con circa 40 biblioteche impegnate, una Rete nazionale Biblioteche Inbook (RBI rbinbook.eu) in via di definizione, più di 300 testi tradotti (tendenzialmente per bambini piccoli, ma non solo), un Centro Studi Inbook formato da tutte quelle persone ed enti che negli anni si sono impegnate nella costruzione e sviluppo del format (CSI csinbook.eu). Infine negli ultimi anni anche l’editoria si è interessata a questa realtà.
Oggi il progetto Parimenti, promosso dalla casa editrice “edizioni la meridiana”, cerca di dare risposta a quei bambini che anni fa iniziarono il loro percorso con gli INBook e ora sono divenuti degli adulti che chiedono ad alta voce strumenti adeguati alla loro età.
Ma perché i simboli?
L’utilità dei simboli è abbastanza palese quando parliamo di utilizzare gli INBook e altri strumenti con persone (bambini, ragazzi e adulti) stranieri. Ma per una persona con disabilità cognitiva non è più difficile? Questi simboli non sono poi così chiari!
Sono alcune osservazioni che mi vengono fatte quando presento gli INBook e altri strumenti fatti con la CAA.
Effettivamente a noi, abituati al verbale, tutto questo mondo d’immagini sembra un po’ una complicazione, anche se non ci rendiamo conto che anche noi i simboli li usiamo eccome. Basti pensare ai segnali stradali. Ma la cosa va ben oltre, altrimenti l’industria pubblicitaria non investirebbe decine di migliaia di euro per trovare l’immagine giusta o il logo speciale che (anche se non ce ne accorgiamo e fatichiamo ad ammetterlo) attirerà la nostra attenzione.
Tornando ai ragazzi con disabilità cognitiva, chi ha passato del tempo con loro è rimasto spesso spiazzato da apprendimenti inaspettati, soluzioni originali e, perché no, geniali. Ecco perché, secondo me, non bisognerebbe parlare di disabilità ma di differente cognitivo.
In un mondo creato e gestito dalla massa, che ha creato una norma, la persona differente non riesce ad esprimersi, subisce un handicap. A volte basta cambiare leggermente il contesto, trasformare una frase, mettere in campo uno strumento mediatore, per permettere alla persona di poter esprimere le sue potenzialità. A volte basterebbe poco per trasformare “il disabile” in “diversamente abile” (termine che io uso poco perché purtroppo ancora molto lontano dalla realtà).
Ecco perché i simboli, per mettere in campo, nel mondo della comunicazione, quel qualcosa che trasforma uno stimolo verbale in uno stimolo multisensoriale, aumentando in modo esponenziale la possibilità di accesso e uso.
Allora la domanda che mi viene posta subito dopo è:
Ma se servono i simboli perché mettere il testo?
Intanto perché la comunicazione è un qualcosa che si fa in due e noi “normodotati” facciamo fatica ad orientarci in un mondo diverso dal nostro. Non sto facendo confusione tra lettura e comunicazione perché il libro è un potente mezzo di comunicazione di contenuti, di emozioni, di significati, di parole. È oramai sapere di tutti che bambini cresciuti in ambienti culturali più ricchi, bambini che hanno avuto persone che in tempi precoci li hanno avviati all’ascolto di storie attraverso la lettura condivisa, sono bambini con un sapere comunicativo più ricco.
Tornando allora ai nostri simboli e alle nostre “etichette di testo”, è chiaro che il testo serve per permettere un incontro tra due mondi altrimenti un po’ troppo distanti. Inoltre l’etichetta di testo ci permette di associare, durante la lettura, sempre la stessa parola ad un determinato simbolo, in modo da non generare confusione, non trasformare la lettura di un racconto in un “indovina la parola”.
Proprio per enfatizzare e sottolineare questa associazione, negli INBook simbolo ed etichetta di testo sono racchiusi dentro un riquadro rendendoli un elemento unico. Sono molto affezionato a quel riquadro perché mi sembra un contenitore che unisce due mondi, l’espressione della creazione di un mondo unito.
La prossima osservazione, di solito è:
Però ci sono troppi simboli. Si potrebbe fare a meno di quelli inutili come articoli, pronomi… La pagina sarebbe più pulita.
Ma ad un bambino parliamo solo con verbi e sostantivi nei suoi primi mesi di vita? Aspettiamo che ci dimostri di aver capito le prime dieci parole per iniziare ad esporlo ad altre dieci e così via fino alle migliaia di parole che compongono la nostra lingua?
In realtà la scienza moderna ci ha insegnato che non funziona proprio così. Anzi la scienza dice che quelle parti del discorso che a noi sembrano inutili in realtà sono fondamentali per capire il significato del discorso, semplicemente certi automatismi sono talmente profondi che sfuggono alla nostra consapevolezza. Nessuno penserebbe di dire che è inutile respirare eppure non ci accorgiamo quasi mai di farlo. Così, per esempio, l’articolo ci permette di capire la differenza tra un sostantivo ed un verbo.
Per la mia esperienza, la cosa che veramente crea una barriera nella comprensione sono le frasi lunghe, complesse, piene di virgole. Nei nostri testi (e altrettanto nel parlato) usiamo frasi passive, doppie negazioni, soggetti sottintesi.
Gli INBook sono nati come libri che traducono testi, ma sono nati dentro il mondo dell’infanzia dove i testi sono semplici. Già in questa realtà mettiamo una grande attenzione a come andare a capo, per accompagnare lo svolgimento della lettura con tante righe che hanno già in sé un contenuto di senso, per non creare pause che spezzerebbero il percorso narrativo.
Oggi il progetto “Parimenti… Proprio perché cresco” si sperimenta nel mondo dei testi per adulti. Oggi, nel format INBook, cerchiamo di rispettare una scrittura in simboli facile da leggere, senza però compromettere lo svolgere narrativo e lo stile del racconto. Ma tutto questo dove ci porta?
Per alcuni all’apprendimento più veloce di una lingua.
Per altri alla costruzione di strumenti in simboli per la comunicazione. Strumenti che all’inizio possono essere una scheda con i personaggi e le parole chiave per leggere assieme un libro, ma che poi possono diventare la “voce” di quella persona.
Tutto questo ci porta a riconoscere quei cognitivi diversi, a dare la possibilità di intraprendere nuove strade per la nascita di una cultura dell’incontro… per trasformare realmente le disabilità in diverse abilità, tutto senza virgolette perché sarà una norma e non un’eccezione.
Luca Errani
Se vuoi saperne di più sui libri in simboli e sulla lettura accessibile, scopri la nostra collana dedicata Parimenti. Proprio perché cresco.