Una scuola in cui si apprende con gioia: cosa serve per costruirla?
Edgar Morin dice: “Se fossi guidato solo dal lume della ragione, dovrei dire che siamo sull’orlo dell’abisso. Ma nella storia dell’umanità esiste l’imprevisto, quel fatto inatteso che cambia il corso delle cose. Ecco perché in fondo sono ottimista.”
Sono convinta che questo imprevisto sia rappresentato dalla speranza che anche grazie alla pandemia possiamo cambiare in meglio le nostre vite. Viviamo un periodo di grande cambiamento nel quale, abituati all’iperprogrammazione, ci sentiamo disorientati, come se avessimo perduto il fine.
Ma qual è il mio fine? Questa è la domanda che mi ha guidata nella scrittura del libro dedicato all’outdoor education nei cortili scolastici, nel quale offro il mio umile contributo per avviare una trasformazione nella scuola a partire da una nuova narrazione, da nuove parole che possano disegnare altri orizzonti. Sappiamo, infatti, che le crisi possono trasformarsi in grandi opportunità solo se vengono sostenute da idee che interpretano le sfide del tempo.
La mia speranza – data da una visione, sostenuta da parole che mi ispirano nelle azioni – è che si possa cambiare la scuola per permettere a tutti i bambini di apprendere con gioia, di vivere in una scuola che fa crescere consapevolezza nella cura per la salvaguardia del pianeta; una scuola che esca all’aperto per vivere e apprendere dai luoghi e una scuola, infine, inclusiva che non lascia nessuno indietro perché capace di ascoltare e dialogare con tutte le diversità. Allora da osservatrice e operatrice coinvolta in questo mondo-scuola così complesso, provo ad analizzare ciascuno di questi temi.
Per una scuola in cui si apprende con gioia
Rodari diceva: “Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?”. Oggi sappiamo che il cortisolo, ormone dello stress, inibisce l’apprendimento e se vogliamo che i nostri bambini trovino piacere nell’andare a scuola e interesse nello studio, allora dobbiamo comprendere soprattutto cosa invece lo facilita.
Secondo le neuroscienze apprendiamo meglio e più facilmente se nel nostro cervello non solo funziona il lobo prefrontale, che attiva la capacità di concentrarsi, la memoria a breve termine e il controllo degli impulsi, ma anche quello temporale, legato alla memoria a lungo termine e all’amigdala, che provvede alla gestione delle emozioni.
Pertanto il gioco ha un ruolo fondamentale nell’apprendimento, perché mette in campo concentrazione, capacità di prendere decisioni, fa crescere l’autostima, stimola il pensiero divergente, le emozioni e i sensi. Quindi, attraverso il gioco, la plasticità celebrale che ci permette di apprendere funziona al massimo: lungi dall’essere considerato una perdita di tempo, il gioco dovrebbe quindi avere un ruolo centrale nell’apprendimento di tutte le età.
Inoltre, tra gli ingredienti fondamentali per l’apprendimento c’è il movimento. Bastano quattro minuti di attività aerobica per produrre irisina, un neurotrasmettitore che migliora la capacità di attenzione.
Altro elemento fondamentale per l’apprendimento è la motivazione. Quando un individuo scopre il proprio talento è motivato e migliora le sue prestazioni grazie all’impegno dettato dalla dopamina, l’ormone della ricompensa.
Mantenere l’apprendimento nel tempo attraverso l’emozione e lo stupore
Secondo la meta-analisi condotta da John Hattie[1], sui 252 fattori che influiscono sull’apprendimento, al primo posto della classifica troviamo la fiducia che gli insegnanti infondono negli studenti; al secondo l’esempio di cooperazione che mostrano gli adulti che vivono intorno ai bambini, che li motiva a collaborare tra loro; al terzo posto la fiducia e la sana autostima che i bambini nutrono in se stessi. Pertanto un bambino apprende meglio se gli si dà fiducia, se ha una forte motivazione interna perché sa quello che gli piace studiare e possiede una sana autostima, e se può fare esperienze dirette insieme ad altri bambini, stimolato dall’esempio offerto dalla comunità adulta.
Affinché quello che si apprende rimanga impresso nella memoria a lungo termine, infine, intervengono l’amigdala, che permette di memorizzare ciò che emoziona, e l’ippocampo, che seleziona solo ciò che stupisce. Il resto delle informazioni sosta nella memoria a breve termine per essere poi cancellato. Pertanto in una scuola in cui si apprende con gioia non dovrebbero mai mancare l’incontro con tutto ciò che emoziona e stupisce, con l’arte e la natura.
In ultimo quanto più sono grandi le connessioni interdisciplinari nell’apprendimento, meglio apprendiamo. Come a dire che, se desideriamo una scuola in cui si apprende con gioia, da una lato dobbiamo pretendere un aggiornamento del corpo docente (il nostro è il più vecchio d’Europa) che consenta agli studenti di avere uno sguardo complesso sul mondo, e dall’altro lato dobbiamo permettere a famiglie, associazioni, enti e istituzioni di prendere parte alla comunità educante per consentire un migliore scambio e condivisione del sapere.
a cura di Ilaria D’Aprile
[1] J. Hattie, Apprendimento visibile, insegnamento efficace, Erickson, Trento 2016.
APPRENDERE CON GIOIA
Outdoor education nei cortili scolastici
di Ilaria D’Aprile
Scopri di più e sfogliane alcune pagine
Guarda anche la serie di video 6 cammini per l’Outdoor Education
Ilaria D’Aprile, laureata in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Bari e con Master in Educazione Ambientale per la promozione di uno sviluppo sostenibile presso l’Università di Bologna, è presidente di ESSERE TERRA ed esperta in educazione alla sostenibilità. Realizza progetti di formazione per insegnanti e studenti curiosi.
Con edizioni la meridiana, sui temi dell’educazione ambientale, ha pubblicato anche “Abbecedario verde. Salvare la Terra partendo dalla scuola” (2011).
Immagine: di Eric Tompkins su Unsplash.