Un velo che pesa come la montagna | Dal diario di Herat di Gholam Najafi
Oggi passeggiavo a fianco di un ruscello, un ruscello che non si sa bene che tipo di acqua fa scorrere nel suo petto. I bambini, appena tornati dalla scuola primaria, giocavano; molti avevano degli aquiloni fatti da sé e con il filo in mano li lanciavano in bocca al vento. Qui a Herat non manca mai il vento, tira in ogni stagione, in ogni momento della giornata. Altri bambini avevano creato giochi diversi: con una semplice corda cercavano di impiccare i pesci del ruscello; insomma, cercavano di imparare a pescare in un paese senza pesce, un paese che di pesce vivo ne possiede poco.
Io invece cercavo di studiare i rami e le radici. Poco più avanti un gruppo di anziani ascoltava le letture delle antiche poesie, cantate da un poeta dei giorni nostri che non mancava di tradurre il significato di ogni verso, poiché tutti gli anziani sono analfabeti o sanno soltanto poche lettere. Accanto a loro, altri giovani e anziani giocavano al lancio del sasso. Si tratta di un gioco molto antico e di rilassamento dopo il lavoro, ma anche uno sport per farsi le spalle: chi ha le spalle più forti è più facile che lanci lontano e vinca la gara.
Sulle vie interne invece c’erano diversi venditori ambulanti. Uno in particolare gridava: “compro oggetti consumati e vendo oggetti riparati”. Un altro ancora mangiava i semi di papavero e, con i suoi nipotini, vendeva i pezzi di lapislazzuli. Chissà se dopo una lunga giornata sotto il sole sarà riuscito a portare del pane a casa.
Proseguivo nella mia passeggiata e come una farfalla passavo di porta in porta. Imboccando delle stradine non ancora asfaltate, vidi una signora anziana tornare dalla moschea con cinque rosari in mano mentre continuava a pregare. Non era la sola; anche altri anziani fedeli tornavano verso casa, sarà per paura che l’età, sempre più avanzata, si avvicini? Oppure pregano per dei cari in viaggio o già molto lontani che non sanno quando torneranno? Una preghiera per ogni perla di rosario; conosce poche cose ma le ripete più e più volte. Dio sa del suo peccato e del suo continuo lamento.
C’era un Bazar sotto le tende dove le donne venivano a comprare vestiti lunghi, che da qui passano alle sartorie, piene di ordini da più di un mese. Lavorano molto bene i sarti e i commercianti di lana. Alcune donne riescono a vendere loro i lavori di ricamo come fossero pezzi d’arte per dar da mangiare ai loro numerosissimi figli. È questa la società afghana: fatta di molti colori, colori che vanno cuciti assieme per fare un bel vestito, come quelli che si vedono in primavera. Ma adesso è troppo presto per tutto quello scintillio di colori, siamo ancora in autunno. Trascorro le mie giornate a fare fotografie, mentre verso sera inizio a scrivere, un po’ come le mie vecchie pecore che di giorno brucavano nei pascoli le erbe e di notte ruminavano sotto la luminosa luna a riposo, eppure per me gioiosa.
Che piacere poter scrivere dalla stessa terrazza da dove nel 2021 sentivo gli spari di uomini contro altri uomini. Poco lontano da dove sono ora combattevano come i lupi nella zona di Zendeh Jan (corpo vivo), mentre ora che guardo le stelle così lontane sento solo l’abbaiare dei cani dai lontani villaggi, senza sapere che cosa vogliono dirci.
21 ottobre 2022
Gholam Najafi
Gholam Najafi è nato in Afghanistan. Ha trascorso l’infanzia lavorando come pastore e contadino. Dopo la morte del padre, all’età di dieci anni, è fuggito dal suo paese d’origine verso il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Grecia e infine l’Europa. Dal 2006 risiede in Italia, a Venezia, con la sua famiglia adottiva. Si è laureato in soli due anni in Lingua, cultura e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea e si è specializzato in Lingua, economie e istituzioni dell’Asia e dell’Africa mediterranea all’Università Ca’ Foscari. Attualmente collabora con il progetto “HERA” nel contesto della migrazione, presso l’Università di Padova e si dedica a scrivere racconti e poesie sulla situazione afghana.
Nei suoi libri racconta la sua storia e la sua vita tra due culture e due famiglie. Scopri i libri di Gholam Najafi e sfoglia la sua ultima pubblicazione, Il sorriso di Melograno.
Il titolo del diario è un proverbio di Ghazni.
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Foto: Gholam Najafi