Imparare dalla natura: tornare a scuola con l’outdoor education
In questi giorni si discute molto su come si farà a tornare a scuola a settembre e, tra le proposte che stanno emergendo, c’è quella dell’outdoor education. Ma che cos’è l’outdoor education? Come si fa a fare scuola fuori?
Vorrei partire da una considerazione: un ambiente naturale offre molti più stimoli di apprendimento di un ambiente costruito; la diversità, il grado di naturalità e il senso d’infinito sono le caratteristiche che lo rendono sempre attraente. Fare educazione in natura significa permetterci di usufruire di questo immenso ambiente di apprendimento che Gaia ci mette a disposizione. Per avere un quadro completo sull’Educazione in Natura, vi consiglio il libro “La pedagogia del bosco” di Selima Negro delle Edizioni Terra Nuova.
Spero però che non vi aspettiate che questo vi faccia sentire pronti a fare scuola all’aperto. Fare l’insegnante è davvero un lavoro difficile; la zona di comfort è quasi inesistente, perché nessuno può prepararvi a tutte le variabili che potreste incontrare, nemmeno se siete laureati; tuttavia io credo che approcciarsi ad un nuovo modo di fare didattica sia soprattutto una questione di atteggiamento con cui ci si pone.
Fare attività all’aperto significa stare a contatto con la natura
Per prima cosa quando si fanno attività all’aperto conta quanto si è abituati a stare in contatto con la natura. Non vi stupite se, uscendo fuori, i vostri bambini e forse anche voi sarete intimiditi da tutti gli insetti che volano, facendovi sentire su una pista di atterraggio di un aeroporto, o se, sedendovi in un prato, lo scoprirete più movimentato della poesia “L’erba ha poco da fare” di Emily Dickinson. L’erba ospita molto più che leggiadre farfalle e api: ci sono ragni, formiche e insetti di ogni tipo e misura, che non conoscono assolutamente nulla di prossemica e s’infilano dappertutto.
Non vi stupite se i bambini saranno distratti da tutto quel movimento e se salteranno in aria urlando e spogliandosi pur di esser sicuri che l’ospite inatteso sia tornato tra i suoi fili d’erba. Non vi stupite nemmeno se, magari in modo più contenuto, capiterà anche a voi. Magari per un attimo sarete in imbarazzo, ma non sentitevi inadeguati, perché è la vostra biofilia che vi ha fatto saltare, sono le memorie di quando vivevamo in mezzo alla natura.
La paura è il modo di manifestare il nostro istinto di sopravvivenza e sopperisce alla nostra mancanza di informazioni su tutto ciò che non conosciamo e potrebbe essere potenzialmente pericoloso. Questo però non significa che tutto ciò che ci spaventa sia veramente pericoloso e, mano mano che si frequenta lo stesso luogo e se ne verifica la reale pericolosità, ci si inizia a rilassare e a cogliere tutto ciò che quel posto ci offre.
Tornare a scuola con l’outdoor education: la natura come stimolo per l’insegnamento
Quando uscite le prime volte con i bambini in natura, scegliete un luogo dove recarvi che sia possibilmente sempre lo stesso e prendeteci confidenza.
Iniziate facendo quello che avreste fatto a scuola: leggere un libro, fare delle operazioni di matematica o spiegare chi erano i sette re di Roma, ma ricordatevi che la natura ci offre stimoli di apprendimento che siamo in grado di cogliere e saranno i bambini a farvi capire quelli che li attirano. Magari vi chiederanno a quale velocità viaggia una nuvola o perché il cielo è azzurro o che cos’è il vento. Chi lo sa?
Starà a voi raccogliere le richieste dei vostri alunni. Per imparare a fare scuola all’aperto bisogna iniziare a fare scuola all’aperto e lasciarsi prendere per mano da Madre Natura.
a cura di Alice Venturella
Alice Venturella, MS in Education, si occupa del Laboratorio di Ecologia Affettiva presso l’Università della Valle d’Aosta.
Sull’Outdoor Education, ti consigliamo “Apprendere con gioia. Outdoor Education nei cortili scolastici” di Ilaria D’Aprile (2020).