Stare insieme rispettando la distanza: l’esperienza di una classe di scuola primaria
Chi potrà mai dimenticare quel pomeriggio di inizio marzo quando, mentre le bimbe ed i bimbi della IA di cui siamo le maestre scoprivano ‘cose’ nuove del loro vivere insieme, una di noi due lesse della probabilità che dall’indomani tutte le scuole d’Italia sarebbero rimaste chiuse per almeno quindici giorni a causa di quel piccolo “Virus Re” (come avremmo raccontato ai bambini e alle bambine)?
Prima ancora della conferma ufficiale, un po’ spaventate ed anche destabilizzate, decidemmo che i nostri bimbi e le bimbe avrebbero portato a casa tutto il materiale scolastico con cui lavorare per alcuni giorni, visto che “Re Covid” cercava di fare il prepotente e tutti insieme avremmo dovuto impedirglielo.
Forse i nostri scolaretti e le scolarette capirono bene. O forse no.
Uscimmo di scuola alla spicciolata visto che diversi genitori vennero direttamente in aula per aiutare i piccoletti a portar via tutto quello che sarebbe servito in quei “quindici giorni”.
“Ciao maestra! Ci vediamo presto!”
E poi baci, abbracci. Tanti baci. Tanti abbracci. Tutti quelli che ci siamo fatti bastare per i “quindici giorni” moltiplicati per sei. Praticamente per più di cento giorni. Che durano ancora oggi.
Il giorno dopo, non essendo stata ancora decretata la condizione di quarantena, noi due maestre abbiamo, insieme, registrato un video, stando fianco a fianco, in cui spiegavamo agli alunni ed alle alunne il motivo per cui saremmo restati a casa, ma… insieme!
Quello che è successo poi lo sappiamo tutti.
L’alleanza tra docenti e genitori: una nuova classe allargata
Lo smarrimento iniziale e la domanda che martellava nelle nostre teste (“E ora che si fa?”) ci hanno fatto considerare che era necessario realizzare ciò che stava accadendo, metabolizzare il momento contingente d’emergenza e darci tuti un minimo di tempo per adattarci e reinventarci.
Nasce così la nostra “comunità educante altra”, attraverso una chat, nonostante una di noi due in particolare abbia sempre detestato i famosi gruppi Whatsapp, soprattutto quelli “delle mamme”. Ma questa volta era necessario crearne uno per allearci e vivere tutti insieme questa distanza, facendo nascere una nuova classe allargata virtuale.
L’alleanza con le famiglie è stata la carta vincente: auto-mutuo-aiuto dal primo all’ultimo giorno e fiducia incondizionata alla base di ogni momento. I bimbi e le bimbe di appena sei anni, nativi digitali, hanno fatto tutto quello che potevano. Davvero!
Quando però hanno realizzato che a scuola non saremmo tornati neanche dopo Pasqua, la presenza in video di tutti e tutte non è bastata più.
E allora qualche famiglia ci ha confidato che insorgevano i primi disturbi e i primi problemi di natura emotiva: pipì a letto, insonnia, e quel “non sono bravo/a a leggere, non so scrivere bene, fammi tornare a scuola, voglio stare con i miei compagni e le mie maestre” per cui noi adulti/e ci siamo molto preoccupati.
Il bisogno dei bambini di vicinanza
“Maestre, ci siete ancora veramente?”
Nonostante tutte le videochiamate, le fiabe raccontate la sera, gli incontri su piattaforme varie, la domanda ci è arrivata lo stesso. E a quel punto: un guizzo nella mente!
Eravamo distanti, certo, ma la lontananza fisica non ci avrebbe impedito di essere vicini. Nonostante l’obbligo per decreto e osservando assolutamente le regole, ci siamo rimesse in gioco: abitando in un paese non grandissimo, in auto abbiamo raggiunto per diversi giorni le abitazioni di ogni componente la IA. Pur restando lontane e bardate fino all’inverosimile, abbiamo salutato e parlato con ciascun bimbo e bimba davanti al loro portone, sul balcone, o nel cortile delle case. Tutto a sorpresa, ovviamente.
Con ogni bambino e bambina abbiamo scattato un selfie da lontano a testimonianza che davvero eravamo insieme e ogni giorno ciascuno/a di loro si chiedeva a chi sarebbe toccato in quella giornata. Sia che piovesse o che ci fosse il sole.
E il sole della IA continua a splendere in questa fine d’anno scolastico in cui “quel bruttone di Re Covid” non ha avuto la meglio su di noi. A chiudere il cerchio di questo periodo così insolito, fatto però di “alleanze” per creare vicinanze laddove apparentemente sembravano esserci solo distanze, non poteva che esserci un lieto fine, come in tutte le belle storie che abbiamo raccontato ali bambini e alle bambine a mo’ di coccole nelle sere “buie” della quarantena.
Per tanti, troppi giorni, i messaggi vocali e quelli scritti nel gruppo Whatsapp della IA recitavano più o meno così: “Quando poteremo uscire staremo tutti insieme, magari in un parco, vero?”
La fine dell’anno scolastico: un parco per stare insieme rispettando la distanza
E allora bisognava che il sogno sognato si avverasse: dietro la spinta dei piccoli e delle piccole, tutti i genitori, sotto la regia di alcuni di loro, membri dell’associazione che da tempo si prende cura di uno dei parchetti del nostro paese, Parco Langilana, hanno costruito un evento ad hoc per trasformare in realtà quello che insieme avevamo promesso per riempire la distanza con bellezza ancora una volta, ma restando nella piena e consapevole osservanza delle regole.
Sono bastati, perciò, dei teli mare, le irrinunciabili e indispensabili mascherine, il disinfettante, dei pennarelli per i giochi che “maestrarosamaria” e “maestrarosanna” hanno pensato per la IA e… la merenda!
Non è mancato certamente quello che ormai abbiamo considerato l’inno della fine di un anno scolastico in cui gli alunni e le alunne “sono stati dei campioni nonostante restrizioni”, nato da un ‘compito’ assegnato nell’ultimo periodo: “Bambini e bambine vi regaliamo una filastrocca che potrete imparare a memoria anche a suono di rap, oppure aiutandovi con degli strumenti o ballando”.
Una delle mamme ha preso la chitarra e ha proposto al suo bimbo un “giro di DO” che ha dato origine alla canzone ormai imprescindibile dalla nostra esperienza e che è diventata la colonna sonora di questo progetto, ormai allargato anche ad altre classi che successivamente si sono prenotate per salutarsi al Parco Langilana. Questo grazie all’associazione che se ne prende cura e che oggi è, diremmo, portabandiera di una nuova visione di “Scuola Diffusa” come la stiamo pensando e come pedagogicamente risulta efficace e necessaria.
La mamma e il papà di un altro nostro alunno hanno colto la palla al balzo e hanno trasformato quello stesso brano musicato nella colonna sonora del video che raccoglie le foto dei momenti più forti e significativi del percorso che insieme ci siamo trovati a condividere e che inevitabilmente diventa il sigillo della fiducia della stima e della complicità su cui si basa la nostra piccola “comunità educante altra”.
a cura delle maestre Rosanna e Rosamaria
Rosanna Ivone e Rosamaria Scorese sono docenti della scuola primaria presso l’Istituto Comprensivo “Davanzati-Mastromatteo” di Palo del Colle (BA). L’esperienza della classe da loro guidata, la IA, è stata raccontata anche da due genitori, Jenny Pace e Annalisa Bux, nei due articoli: “Alleanza educativa nella didattica a distanza” e “La classe diffusa tra luoghi fisici e virtuali per il coinvolgimento di tutti”.
Per idee e suggerimenti di didattica innovativa, sfoglia la nostra categoria di libri dedicati alla didattica ludica.
Immagine: Michal Jarmoluk su Pixabay.