Oltre la classe online: spazi di inclusione a distanza nella “ricreazione online”
La didattica a distanza si prolunga e questo mi lascia un senso di frustrazione.
Sono insegnante di sostegno e di attività integrative, ho due terze medie e mi chiedo come sia possibile che tutto cambi così bruscamente. La sensazione che con la scuola sia finita la relazione è forte, ma comprendo che devo impegnarmi molto per capire che ad essere cambiata è solo la modalità.
È una separazione che mi rende vulnerabile e che devo imparare a gestire, cercando la congrua opportunità che si nasconde dietro questa crisi educativa.
Le frustrazioni della didattica online
Mille domande mi attraversano. Mi chiedo come possa fare per sentire vicini i miei ragazzi. La modalità on line è una novità che non mi permette ancora di sentirmi abbastanza integrata. Ogni volta che entro nelle classi attraverso piattaforme come Zoom mi sento amputata e vorrei attraversare lo schermo per entrare nei loro cuori. Capita che mi svegli di notte con questo vuoto. Mi manca il mio modo di stare con i miei studenti, mi mancano loro. Pensieri che non trovano risposta si susseguono.
Generalmente faccio molte attività integrative in classe: condivisioni, meditazioni, riflessioni, giochi, invento dinamismi affettivi per appartenerci l’un l’altro. Inoltre, sto attenta agli sguardi, agli umori, agli atteggiamenti di ognuno, sia per intervenire con la didattica, sia per uno scambio che varia dalla pacca sulla spalla alla chiacchierata a due.
Ora mi chiedo come possa permettere che avvenga una inclusione adeguata da una parte e la personalizzazione della didattica dall’altra su Zoom. I colleghi spiegano ininterrottamente, i microfoni restano in modalità muto, qualcuno toglie il video, qualcuno si scrive in chat, qualcuno scatta foto, qualcuno, forse, gioca a Fortnite, qualcuno cerca di seguire tuttavia sembra perplesso. E se non ha capito chiederà chiarimenti?
Mi chiedo come restare in classe virtuale con loro, senza potermi avvicinare per poter semplificare il compito richiesto. Mi mancano anche i banchi e la modalità di sedermi ora accanto a uno, ora accanto all’altro. Lascio che salga la frustrazione anche nel ragazzo che necessita di semplificazioni, o me lo porto in un altro spazio virtuale per personalizzare l’apprendimento? Però questo è poco inclusivo, mi rispondo. Naturalmente posso farlo se compenso bene con più attività.
La “ricreazione online”: creare spazi di inclusione a distanza
Ed è da questo bisogno di integrare maggiormente momenti di inclusività per continuare ad appartenerci e dal bisogno di scaldare questo senso di fredda distanza che nasce la necessità di uno spazio di vicinanza. E così si esce dal ruolo di semiseri studenti ed entriamo nella ricreazione on line: lo “spazio- ricreazione”. Semplice occasione per giocare, sorridere, sorseggiando un succo, un tè e fare merenda insieme.
Praticamente cosa facciamo? Giochiamo. Ho diviso la classe in squadre, sono 4 gruppi. Propongo dei giochi e chi vince dà il punto sia alla squadra di appartenenza, sia a se stesso.
Sono semplici giochi adeguati a tutti, come per esempio:
- Domande di attualità, del tipo: “Chi mi dice il nome dello scrittore contemporaneo deceduto in questi giorni?”. Il primo che risponde Sepúlveda prende punti.
- Domande di cultura scolastica, del tipo: “Su quale quotidiano francese scriveva Marinetti?”. Chi risponde Le Figaro
- Giochi di memoria visuo-spaziale, del tipo: “Vi mostro 20 oggetti e poi vediamo chi ne ricorda di più in un tot di tempo prestabilito”.
- Giochi di abilità, del tipo: “Trovate il maggior numero delle parole nascoste nell’insieme di queste lettere TTTANATI in un tempo pattuito”. Es.: intatta, nata, tata, anta, aia, tinta, tanta, tana…
…e noi insegnanti ne possiamo trovare altri mille, di giochi!
a cura di Aminta Patrizia Infantino
Aminta Patrizia Infantino è Counselor Holistic Trainer e insegnante di sostegno e attività integrative presso una scuola secondaria di primo grado di Roma. Specializzata in inclusione e bisogni educativi, collabora con la rivista mensile Biomagazine in qualità di esperta counselor, scrivendo di argomenti attinenti al suo ruolo.
Per edizioni la meridiana ha pubblicato “Alunni Speciali. Come apprendere l’inclusione a scuola” (2012).