Restituire lo spazio pubblico ai bambini: dal metro di distanza al chilometro quadrato
La città di Pontevedra in Spagna, dove l’80% delle bambine e dei bambini va a scuola a piedi, ha ricevuto il 18 maggio 2020 il “Premio europeo per la sicurezza stradale urbana”. Comuni come Soller (sull’isola di Maiorca), parte della rete delle Città delle Bambine e dei Bambini, deliberano l’uscita dal lockdown tenendo in conto l’obiettivo di restituire lo spazio pubblico ai bambini con città a traffico zero.
Politici e amministrazioni comunali in tutto il mondo stanno creando o potenziando reti di piste ciclabili e più spazi stradali per i pedoni in risposta al Covid-19. Ciò che è iniziato come soluzione temporanea e urgente per una mobilità fisicamente distante è diventato una visione permanente per alcune città, che ne hanno ben compreso i benefici – ad ampio raggio e a lungo termine – di strade che servono una gamma più ampia di utenti, dove le automobili non sono più le destinatarie privilegiate.
Movimento, gioco, esplorazione: vecchie esigenze messe in luce dal lockdown
Il traffico urbano genera inquinamento attorno e dentro le scuole. Il livello di inquinamento aumenta notevolmente negli intervalli di tempo di ingresso e uscita di bambini accompagnati in auto, così come nelle aree verdi e spazi pubblici adiacenti a strade trafficate[1].
Dieci anni fa, in una scuola primaria, un gruppo di genitori che partecipavano al progetto “Scuola in Movimento – Scarpe Blu” decise di rilevare il numero di auto in transito e ferme all’ingresso e all’uscita di scuola: i numeri erano altissimi e in questo modo si resero conto che erano tra coloro che contribuivano a danneggiare l’ambiente in contrasto con gli obiettivi di protezione e sicurezza che si ponevano nei confronti dei loro figli. Da lì partì una piccola rivoluzione, perché famiglie consapevoli sono ben disposte a collaborare e co-progettare misure e azioni per i loro figli, con conseguenze win-win per tutti.
Negli ultimi anni le buone pratiche si sono perse per strada, anche a causa dell’interpretazione dominante delle norme di sicurezza, tutte orientate a riconoscere i pericoli e a ignorare le opportunità nello sviluppo di competenze di sicurezza e di autoprotezione (il che significa un “lock-down” per la libertà di muoversi in autonomia).
Questi mesi di costrizione domestica, forse, sono stati utili a molti genitori per rendersi conto di che cosa significhi per i bambini stare fermi, di cosa significhi una scuola immobile che lavora, spesso obtorto collo, solo in classe. Avranno capito quanto bisogno abbiano i loro figli di relazione, di movimento, di gioco, di esplorazione. Avranno capito che occorre pensare ad un’altra “normalità”, diversa da quella che abbiamo lasciato per necessità tre mesi fa.
Restituire lo spazio pubblico ai bambini: una rete di percorsi sicuri attorno alle scuole
In questo contesto riteniamo che Scarpe Blu e la sua evoluzione, ovvero il KM2Edu (kilometro quadrato educativo), possano contribuire a realizzare, hic et nunc, ciò che va fatto. Una rete di percorsi sicuri in cui muoversi (anche) in autonomia costituisce uno dei pre-requisiti per una scuola davvero aperta al territorio e connessa ad altri spazi, piccoli e grandi, che amplino le potenzialità di una scuola senza confini, senza muri.
Il metro è la distanza minima di sicurezza richiesta dalle indicazioni nazionali per i bambini al rientro a scuola. Noi vogliamo proporre il chilometro quadrato come area minima di sicurezza attorno ad ogni scuola, affinché sia possibile raggiungerla a piedi e in bici, e da lì raggiungere tutti i luoghi che possono avere una funzione ludica, educativa, didattica. Questo, per noi, è un traguardo possibile per qualsiasi buona amministrazione.
All’area minima di sicurezza attorno alla scuola (chiusa al traffico per due ore in corrispondenza agli orari di entrata/uscita) si potranno aggiungere altri percorsi, altri spazi, per una città davvero smart: una città connessa fisicamente, non solo virtualmente.
Il 27 maggio è stato l’anniversario italiano della ratifica della Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia, legge dello Stato dal 1991. A quasi 30 anni di distanza, è tempo di restituire diritti negati ai bambini. La crisi che stiamo attraversando ha messo a nudo limiti ed omissioni. Non c’è più tempo. Occorre agire, cambiando verso.
Ogni bambino ha diritto di percorrere la città e giocare in sicurezza e autonomia nello spazio attorno alla scuola per almeno 1 chilometro quadrato.
a cura di Raffaela Mulato
[1] Cfr. l’articolo “A primary school driven initiative to influence commuting style for dropping-off and picking-up of pupils”, pubblicato su Science of the total enviroment del marzo 2020.
Raffaela Mulato, laureata in Pianificazione urbanistica e docente di geografia, svolge attività di consulenza nel campo dell’educazione ambientale e alla cittadinanza attiva, della progettazione e della pianificazione urbanistica e ambientale e partecipata. Ha fondato l’Associazione onlus “Moving School 21”, di cui è presidente, che coordina progetti e iniziative in diversi contesti territoriali ed europei, con il coinvolgimento delle scuole e del territorio. È autrice di articoli e testi sui temi dell’azione locale partecipata, di simulazione nell’ambito dello sviluppo urbano sostenibile, dell’analisi ambientale, della progettazione partecipata con i bambini, del rapporto bambini-educazione-spazio-città.
Per scoprire il progetto Scarpe blu foglia alcune pagine di “Scarpe blu. Come educare i bambini a muoversi in città in sicurezza e autonomia” di Raffaela Mulato e Stephan Riegger (edizioni la meridiana, 2013). Potrai acquistarlo al 30% di sconto.
Immagine: di JESHOOTS.COM su Unsplash.