Pratiche di lontananza solidale: aiutare chi vive situazioni di vulnerabilità a distanza
È possibile esprimere solidarietà in un tempo di lontananza forzata? È la domanda che ha accompagnato i tre webinar organizzati dalla Cooperativa Radicà di Calvene (Vicenza), grazie al contributo della Fondazione QuVi (Fondazione di comunità vicentina per la qualità della vita) e rivolti in particolare alle persone e alle famiglie appartenenti alle Reti di Vicinanza Solidale del territorio vicentino.
L’altissima partecipazione al percorso si spiega con la pregnanza del tema trattato: Pillole di Lontananza Solidale. Vivere la solidarietà al tempo del Coronavirus.
Guarda i video dei tre incontri
I nuovi bisogni delle persone in situazione di vulnerabilità
Tra i tanti argomenti toccati, nel secondo incontro ci siamo soffermati sulle possibili “Pratiche di Lontananza Solidale”, con l’obiettivo di trovare nuove o diverse forme per esprimere la solidarietà alle persone in situazione di vulnerabilità superando l’impossibilità di incontrarle fisicamente.
Abbiamo riletto le usuali pratiche di Vicinanza Solidale assumendo uno sguardo ecologico, aiutati dal “Mondo del bambino” (comunemente chiamato Triangolo), che costituisce la cornice teorica delle Linee d’indirizzo nazionali “L’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità”, promosse dal Ministeri del Welfare.
Ci siamo così resi conto che è assai raro trovare dei progetti in cui il focus della Vicinanza Solidale sia nelle relazioni tra la famiglia e le risorse presenti nel suo ambiente di vita. Ma noi sappiamo bene come sia proprio qui che ogni famiglia possa trovare quel supporto necessario ad affrontare la vita quotidiana: la presenza e la qualità del lavoro, la tipologia della casa in cui si vive, la qualità e la quantità di relazioni con il vicinato, con le diverse realtà e agenzie del territorio, sono dimensioni che possono rappresentare una grande opportunità oppure un evidente problema.
Alcune persone e famiglie, ancor prima del Coronavirus, vivevano delle incertezze nella relazione con il loro ambiente di vita, trovandosi in difficoltà a sfruttarne le opportunità anche, semplicemente, a causa di mancanza di informazioni e strumenti adeguati.
Ora, queste persone si son trovate improvvisamente a dover interagire, per necessità, con il loro mondo solo tramite strumenti digitali. E così si è scoperta l’acqua calda, ossia che un terzo delle famiglie italiane non possiede un computer e che alcune, pur avendolo, non riescono a sfruttare tutte le sue potenzialità. Pensiamo ad esempio al rapporto con la scuola del figlio che in questo momento può avvenire solo a distanza; al rapporto con gli uffici pubblici, ad esempio per l’ottenimento di sussidi; alla necessità e possibilità di fare acquisti, orientandosi dentro la giungla delle proposte, e così via.
Pratiche di lontananza solidale: farsi ponti tra persone e ambiente
Costretti come siamo alla lontananza, una visione di questo tipo allarga la prospettiva della solidarietà e ci offre la possibilità di pensarsi come dei ponti, dei mediatori con l’ambiente, accompagnando le persone ad acquisire quelle conoscenze e abilità necessarie per potervi accedere con il senso di potercela fare.
In questi giorni è inoltre emersa nelle persone una grande difficoltà ad orientarsi dentro al bombardamento di notizie che arrivano tramite i mezzi di informazione.
Cosa succede quando ci si trova di fronte ad un fenomeno complesso come quello che stiamo vivendo? Ciascuno di noi ha bisogno di qualcuno che ci aiuti a capirlo, a distinguere i piani, a sopportarne le zone d’ombra senza farsi soverchiare dalla paura, a difendersi da chi ti propone soluzioni miracolistiche e iper-semplificate. Questo comporta scegliere cosa e chi ascoltare, nonché sapere dove andare a ricercare le informazioni necessarie; significa ricercare il confronto, aperti all’ascolto, ma senza perdersi nel rumore.
Gli esiti di questa fatica a cui tutti siamo sottoposti possono essere condivisi con chi può incontrare ancora maggiori difficoltà a dare un senso a quello che sta accadendo e a trovare le risposte che si stanno cercando. La Lontananza Solidale permette di offrirci come mediatori, in questo caso culturali, facilitando la costruzione di buoni ponti di pensiero che consentono alle persone di non smarrirsi o di sentirsi travolti dall’informazione.
Essere in “lontananza” ci ha illuminati sul nostro modo di vivere la “vicinanza” alle persone, poiché in entrambi i casi la questione è il rispetto di una “giusta distanza”.
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a cura di Marco Tuggia
Marco Tuggia, pedagogista e formatore in educazione familiare, svolge attività di formazione, consulenza e supervisione pedagogica per Servizi sociali ed educativi dell’Ente Pubblico e del Terzo Settore. È membro del gruppo di ricerca LabRIEF dell’Universitа di Padova, Dipartimento di Scienze dell’Educazione e autore di diverse pubblicazioni.
Con edizioni la meridiana ha pubblicato “L’educatore geografo dell’umano. Accompagnare famiglie con bambini in situazioni di vulnerabilità” (2020).
Immagine: Stairpainting di Ingrid Knaus (2018).