E se ascoltassimo gli studenti? La scuola vista da bambini e ragazzi
Se cercassimo su un qualsiasi vocabolario della nostra lingua italiana il significato della parola esperienza troveremo che questa è “la conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica, di una determinata sfera della realtà”. Covid-19, nel distanziamento necessario per salvarsi e salvare le vite degli altri, ha costretto tutti a fare esperienza in modo diverso delle cose che normalmente faceva prima.
La scuola ad esempio. È cambiata dalla sera alla mattina costringendo tutti a modificarsi. Per la prima volta gli studenti di ogni ordine e grado hanno dovuto apprendere stando a casa. Per la prima volta tutti i docenti di ogni ordine e grado hanno dovuto insegnare rimanendo nelle loro case. Per la prima volta le famiglie sono state chiamate in causa senza la possibilità di sottrarsi all’impegno scolastico dei propri figli.
La scuola così si è scoperta, messa a nudo, mostrando antiche e nuove criticità, antiche e nuove potenzialità. La scuola è stata scoperta dal Paese come valore e opportunità.
La scuola vista da bambini e ragazzi: un ribaltamento culturale
Questo Paese, invece, si è scoperto, da nord a sud e isole comprese, non adeguato a dar corso agli articoli della nostra Costituzione che garantiscono il diritto all’istruzione a tutti. Da questo siamo partiti nel voler dar spazio di ascolto agli studenti, constatando la loro assenza dalle occasioni di confronto che pure intorno alla didattica a distanza, alla conclusione dell’anno scolastico e alla ripresa a settembre sono nate e in cui a tutti veniva riconosciuto diritto di parola: pedagogisti e docenti, sindacati, dirigenti, politici, esperti convocati dal Ministero, scienziati di ogni scienza.
Eppure la scuola da marzo ha chiamato in causa gli studenti rendendoli autorevoli interlocutori politici, perché cittadini, dell’esperienza che stanno facendo.
C’è un ribaltamento culturale e di approccio a proposito della scuola che i principi della Costituzione ci chiamano a fare: tutelare il diritto ad essere istruiti e il diritto che la scuola sia aperta a tutti. Per facilitare questo ribaltamento abbiamo pensato di ascoltare gli studenti.
Un punto di partenza per la scuola che sarà
È partito così un tam tam che ci ha consentito di ricevere messaggi dai ragazzi delle elementari, medie inferiori e superiori. Abbiamo dato modo a studenti e studentesse della scuola media superiore, nella diretta Facebook del 15 maggio, di dire la loro opinione esperita al sottosegretario all’Istruzione On. Giuseppe De Cristofaro.
I messaggi ricevuti e la diretta sono il materiale che condividiamo e mettiamo a disposizione di tutti. Sono un punto di partenza per continuare ad esercitare l’ascolto anche di chi sta tra i banchi. I messaggi non hanno subito da noi alcuna correzione. Sono uno spaccato della scuola vista dagli alunni e dagli studenti che chiedevano e chiedono che la scuola non sia solo didattica ma anche sguardo e tono. Modo di stare al mondo.
a cura di Elvira Zaccagnino
direttrice edizioni la meridiana
La scuola vista dagli studenti: i messaggi ricevuti
«Buongiorno, sono Sara D., figlia, nipote, amica, confidente, studente ma sopratutto sognatrice.
Di me si può dire che amo sognare ( ma questo lo so solo io), in questi giorni, mesi, che mi appaiono come fossero anni, in un tempo lunghissimo, incalcolabile sogno, immagino, invento.
Senza gli impegni quotidiani come andare a scuola… o incontrarsi nel tardo pomeriggio per lavori di gruppo… il tempo è inesistente, ma allo stesso tempo impersistente, quello che passa troppo in fretta perché tu abbia il tempo di quagliare qualcosa…
Le giornate paiono uguali, non si dorme la notte restando sveglia fino a dormire piccole ora per mancanza di sonno, si conduce una vita malsana.
Mi sento derubata, derubata dei miei anni migliori, derubata dei miei momenti di gioia, della mia curiosità di guardare il mondo, per l’ultima volta, con gli occhi di una bambina, che nel prossimo anno scolastico, con l’arrivo in primo liceo, s’accingerà ad esse ” grande “.
Non so cosa mi aspetta… ma il meglio deve ancora avvenire, forse vi sarà l’apocalisse, una tromba d’aria spazzerà la mia casa o forse un bioterrorista s’impadronirà della struttura molecolare del COVID-19 o diffonderà nel mondo un’altro virus come la peste ?…
non so, so solo che continuerò a sognare.»
(Sara D., III superiore)
«Buon giorno signora, sono Andrei e sono uno studente della 5MAN IPSIA di Savona. Le scrivo riguardo la sua domanda sulla didattica a distanza.
Secondo me la didattica in questi tempi cupi funziona, perché io non mi sento escluso (se posso dire così) dalla mia istruzione anche se fisicamente non sono a scuola.
Grazie alla professoressa Sabina M. che ha dato un nuovo senso alla didattica, perché lei trova sempre dei metodi innovativi per tenerci sempre concentrati visto che quest’anno dobbiamo affrontare l’esame per il diploma.
Per me la didattica a distanza funziona perché sono riuscito a migliorare i miei voti scolastici, forse perché a casa ho più tempo per riflettere su certi argomenti scolastici e non solo, ovviamente c’è anche un grosso rischio della didattica perché si perde tanti studenti visto che non si riesce a controllare ognuno per vedere se questo partecipa o meno.
In fine dico che questa didattica può essere la salvezza per alcuni (come me) ma per altri un motivo di scappare dalle responsabilità scolastiche.»
(Andrei, V superiore)
«La DaD non è male, soprattutto per me che sono abbastanza “tecnologica”, ma ci sono alcuni compagni che sono in difficoltà perché non sono molti esperti nell’uso dei vari device. Per me il vantaggio più grande è che sto imparando ad usare nuove app, nuovi modi di studiare e apprendere; a volte, però, la spiegazione non si capisce benissimo, perché c’è poco tempo per fare domande, richiedere chiarimenti, e poi a casa qualche volta ci si distrae perché si sa che non c’è nessuno che ci guarda, come a scuola. Inoltre, stando online ci sono alcuni studenti che fanno un po’ i pagliacci, ed è più difficile beccarli. Una cosa brutta è che non faremo la gita della terza media, che aspettavamo da tempo, ed è brutto non trascorrere gli ultimi mesi di un triennio con amici che forse dopo non vedrò più molto spesso. Però è anche un bene, perché così non vediamo i compagni che ci prendono in giro. Abbiamo anche meno compiti, meno lezioni (massimo tre al giorno). Per l’esame finale, siamo stati alleggeriti, quindi è positivo, ma purtroppo saremo quelli che saranno ricordati come gli studenti che avranno fatto solo una tesina invece del normale esame. A posteriori, noi non potremo parlare di come abbiamo affrontato, e superato, questo “rito di passaggio”.»
(Elena M., III media)
«Ho sentito professori che dicevano la loro su di noi, piccoli studenti senza voglia di studiare che preferiscono fare altre attività coinvolgenti più di un semplice libro appoggiato su una scrivania. Siamo ragazzi dietro ai banchi, seduti in maniera composta, con una penna in mano aspettando le consegne e i voti come se fossimo un oggetto all’asta; veniamo considerati svogliati e a volte non si sbagliano ma forse dovrebbero mettere in discussione i loro metodi d’approccio e le loro idee più resistenti di un muro di cemento. La scuola dovrebbe essere un bel posto dove andare e non luogo di ansia da prestazione, paura di essere giudicati da chi, dietro la cattedra è pronto a darti un 2 perché non hai studiato o un 7 a causa della tua performance non eccellente. Noi dietro quei banchi ci sentiamo piccoli, impotenti in quanto chi ci sta di fronte ha tutti i metodi a disposizione per rovinarci la carriera… forse è proprio questo a spaventarci.. qualcuno che per una nostra ribellione scatenata a causa d’ingiustizie , di preferenze e di voti dati al discente non per quel che vale possa bloccare il nostro futuro . La maggior parte di noi studia non perché ne ha voglia ma perché essere bocciati in questa società significa essere ignoranti, immaturi e svogliati e quindi ci sentiamo obbligati a farlo, ci sentiamo devoti ai nostri genitori che hanno sudato per poterci dare in futuro.. insomma c’è qualcosa di nostro in quello che facciamo o è un evitare vari dispiaceri e delusioni? Ai tempi di Dante a Firenze vi era una separazione come se si scegliesse da che parte stare e oggi a scuola dove dovremmo essere tutti uguali a prescindere dalla nostra entità siamo costretti a schierarci o dalla parte dei ribelli o da chi studia assiduamente e risponde a ogni domanda, in ambe i casi ci vengono date etichette che si cuciono addosso come un vestito fatto su misura;prima di essere professori dovrebbero essere umani e essere in grado di aiutarci senza fare i superiori e con umiltà. La laurea non è mezzo di umiliazione per chi è ancora tra i banchi a sgobbare per ottenere voti che non cambiano, non si tramutano ma capacissimi di rovinarci una giornata in quanto sappiamo di non valere quell’insulso numero. In questa situazione di lockdown la scuola è cambiata, abbiamo imparato a studiare e a interagire attraverso uno schermo senza potersi vedere e guardare negli occhi ma loro non sono cambiati, continuano a stimolarci intimorendoci sperando di ottenere qualcosa ma allo stesso tempo l’ansia diminuisce non avendo davvero qualcuno di fronte. A te che ascolterai le mie parole vorrei dirti che sono le 2 di notte e non riesco a dormire perciò ho pensato di inviare il mio contributo a quest’iniziativa che fa parlare chi non ha mai preso parola e ha mai avuto voce in capitolo. Vorrei in un giorno lontano e vicino alla mia maturità sedermi con i miei compagni di classe e leggere questo ai miri professori per far capire loro come ci si sente quando ci schiacciano come se fossimo formiche. Vorrei che diventassero empatici da riuscire a capire come ci si sente dietro i banchi in quanto alunni lo sono stati anche loro. Personalmente la scuole mi piace ma non grazie a loro, grazie alla mia voglia di diventare qualcuno, il mio desiderio di curiosità, di conoscere come vanno le cose nel mondo e sapermi dare una risposta e aiutare chi ha più bisogno di me.. a scuola i deboli hanno anche paura di metterci piede, noi che ci riteniamo così forti da non temere nessuno siamo li pronti per offenderli. Adesso vorrei concludere il mio pensiero dicendo che in qualsiasi ambito ci si trovi la vita nel mio piccolo mi ha insegnato che prima di qualsiasi nomignolo o titolo siamo persone e in quanto tali dobbiamo rispettare e essere rispettati. Ultima cosa siate la voce di chi la voce non c’è l’ha, siate l’aiuto di chi ha bisogno di essere spiegato il teorema di Pitagora più di 20 volte e siate la sicurezza di chi non è riuscito a svolgere i compiti e ha paura. Ovviamente ci terrei a dire che non tutti sono così ci sono anche professori che meritano di stare dietro la cattedra e mi hanno dato coraggio e stimolato nel modo giusto, li ringrazio per essermi stati accanto e forse mi tocca ringraziare anche chi con modi diversi mi ha insegnato a sudare per il successo e continua a farlo giorno per giorno.
SONO DI GIOIA DEL COLLE, PROVINCIA DI BARI , Sono una studentessa del linguistico, sono in terzo…»
(Cristina S., III superiore)
«Per me nella scuola non serve cambiare aule o banchi perché da tanti anni fino ad oggi sono stati sempre utili e comodi, forse il modo di lavorare si potrebbe cambiare, tipo facendo un pò più lezione nell’aula computer o nell’auditorium, però se devo essere sincero mi va bene anche così perché mi manca tanto la scuola e ci andrei anche se ci dicessero di andare con un carrarmato, perché voglio rivedere i professori dal vivo e anche i miei amici.»
(Salvatore, I media)
«Questo metodo scolastico mi piace perché usiamo la tecnologia; l’unica cosa che non mi piace è che non sto con i miei compagni di scuola in classe. Io la scuola a settembre la immagino che stiano tutti con le mascherine e con le distanze.
Io vorrei cambiare il modo di lavorare: quando torneremo a scuola io preferirei non usare più i libri, ma usare come facciamo in questo periodo i computer, i cellulari, i tablet ecc…»
(Marco, I media)
«Questa esperienza mi ha sconvolto un pò perché non pensavo sarebbe mai accaduta, ormai è da mesi che stiamo in casa, però mi ci sto abituando. Il modo di fare lezione online è moderno, divertente, nuovo ed efficace, però anch’esso ha i suoi lati negativi, come ad esempio il problema della connessione: se la connessione è lenta o ce n’è e poca, non si può fare niente. Un altro lato negativo sono i compiti, perché spesso e volentieri non compaiono in piattaforma oppure non si possono aprire i file. A settembre immagino che la scuola sia disinfettata e più igienica, ad esempio mi immagino le aule con i banchi distanti un metro l’uno dall’altro, all’entrata di ogni aula ci sarà un distributore di disinfettante, i bagni avranno il sapone ed un distributore di fazzoletti per asciugare le mani. La cosa che non vorrei cambiare sono i compiti, secondo me è comoda la piattaforma per assegnare i compiti al posto del diario. Secondo me sarebbe l’ideale.»
(Aurora, I media)
«Buongiorno,
sono Tommaso B.
mi scusi per il ritardo,ma la mia professoressa ha detto solo ieri sera di questa iniziativa riguardo a dar voce ai giovani sull’attività scolastica a distanza.
La ringrazio già in anticipo di aver dato questa possibilità a noi giovani di parlare della situazione!
Per quanto riguarda la mia scuola,è stata molto vicino a noi studenti,soprattutto per chi aveva problemi di connessione: dando chiavetta wi-fi oppure computer collegabili ad internet.
Rispetto alle professoresse della mia classe non posso lamentarmi!
i pro riguardano la loro disponibilità su domande,inerenti a ció che studiamo,alcune son vicine alle nostre richieste di cambiamento (ad esempio, per quanto riguardano le interrogazioni o altro).
I contro sono che molte volte prendono la situazione un po’ “sotto gamba”; mi spiego: ci sono professore/i che arrivano dopo mezz’ora rispetto alla lezione normale (se era alle 11 la prof arriva alle 11.30) e chiedono di farle durante l’ora di pranzo. oppure,in questi mesi,ci stanno dando molto da studiare,in confronto alle interrogazioni/verifiche normali che facevamo in classe; tralasciando la possibilità di aver dei genitori infetti dal virus,oppure l’ansia o l’angoscia di questo periodo.
Nonostante ciò posso ritenermi “fortunato” rispetto ad altri miei amici di altri istituti che non vivono da soli e non hanno la possibilità di studiare,essendo in una famiglia numerosa,oppure non riescono per motivi di disturbi dell’alimentazione,che quest’ultima,in tale situazione,si aggrava sempre di più.
Mi dispiace tanto per le diverse situazioni che possono insorgere riguardo a questo tema,ma mettendo in confronto ciò che vivono i malati di CODIV-19 è nulla.
Ritornando alla questione riguardante la mia classe: nonostante i pro e i contro sta andando abbastanza bene la didattica a distanza. Dico “abbastanza” perché come tutte le cose nuove all’inizio hanno dei difetti. Non tolgo il fatto che è tutto più interessante e motivante andare a scuola,sia per gli amici,ma soprattutto perché in classe si riesce ad essere più concentrati e ad avere un contatto visivo con la/il professoressa/e.
Spero di essere stato utile,ma la ringrazio perché ha dato la possibilità di parlare ai giovani,fidandosi!»
(Tommaso B., IV superiore)
«Ciao mi chiamo Beatrice e ho 10 anni. Ormai sono tre mesi che sono a casa. Le giornate sono lunghe e qualche volta mi annoio così mi invento delle attività e giochi da fare insieme a mia sorella. Le mie giornate sono le stesse seguo le lezioni online durante le quali ho la possibilità di rivedere i miei compagni e le mie insegnanti e questo mi rende felice. Sinceramente non pensavo di finire la V in questo modo soprattutto perché cambierò scuola, insegnanti e compagni. Mi rattrista l’idea di non poter festeggiare con loro la chiusura delle elementari dopo 8 anni passati con loro, nella stessa scuola, e mi preoccupa l’idea di dover iniziare la I media con delle lezioni online senza conoscere nessuno. Spero di non perdere a settembre quei momenti emozionanti del primo giorno di scuola e che tutto ritorni regolare. Noi bambini abbiamo bisogno della nostra quotidianità.»
(Beatrice, V elementare)
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