La classe diffusa tra luoghi fisici e virtuali per il coinvolgimento di tutti
C’era una volta una scuola fatta di tatto. La mutilazione relazionale ha coinvolto la creatività e gli altri sensi per limitare il danno che la mancanza di fisicità ha provocato. Il risultato è stato sorprendente per tutti. Insieme proveremo a raccontarvela. È il nostro ricercato e sperimentato punto di vista. Una prospettiva attraverso la quale abbiamo provato tutti insieme a trovare una via di fuga nel caos di modalità e proposte non ancora battute, seguendone il percorso. Insieme a genitori docenti e bambini abbiamo condiviso il peso di zaini carichi di libri ed emotività. Abbiamo cercato di raggiungere un comune obiettivo a tratti tacito, a tratti palesato: il coinvolgimento dei soggetti interessati. Strumento indispensabile: la cura.
C’era una volta una scuola fatta di tatto. E c’è ancora.
La classe diffusa: l’incontro tra spazio fisico e spazio virtuale
La nuova classe in cui questa didattica ha avuto luogo è uno spazio fisico “diffuso”, arricchita di nuovi soggetti attivi: i genitori. Lo spazio fisico dell’apprendimento ha avuto diverse e differenti location fisiche a disposizione: camerette, saloni, cucine, soggiorni, gradini esterni ed interni, terrazzi, giardini e balconcini. La didattica si è arricchita di oggetti familiari e modalità di apprendimento tradizionali (materiale scolastico individuale e libri) e ritrovati (PC, cellulari, tablet, giocattoli, vasi, materiale di riuso casalingo, bottiglie, etc.).
Lo spazio fisico però ha avuto bisogno di uno spazio virtuale che fosse un mezzo utile per la condivisione degli stessi. Ovvia è stata la necessità di mantenere un sentore comune, un’aria comune da respirare nel rispetto delle diversità di tutto l’entourage familiare dei soggetti coinvolti. I bambini hanno goduto, seppur in luoghi fisici diversi, di un’immateriale “manina stretta” condotta con sicurezza dalle loro insegnanti. Uno spazio temporale quotidiano dedicato, interamente gestito immaterialmente da loro.
La didattica ha avuto, quindi, luoghi fisici differenti, un luogo virtuale comune per la condivisione comunicativa, una piattaforma per il caricamento dei compiti scritti e video e una regia comune e condivisa all’interno di un mezzo non usuale: la chat della classe.
La chat di classe: uno spazio virtuale positivo per non lasciare nessuno indietro
Una chat dal clima differente è stato il luogo virtuale per la comunicazione. Già dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo impostato il nostro modo di essere insieme nel ruolo di genitori su Whatsapp, rendendo positivo lo spazio virtuale. Un luogo ormai risaputo di spiacevoli fraintendimenti o incomprensioni, nel quale invece la conoscenza interpersonale e la mera informazione potessero andare di pari passo. Clima amichevole, aiuto reciproco e attenzione a chi “rimaneva indietro”.
Frantumati i convenevoli e le vetrine per il figlio più bravo e bello o, meglio, polverizzata la vergogna per i “limiti” dei propri bambini in ovvia fase di crescita e alla ricerca dei propri tempi, abbiamo aperto l’ingresso alle maestre che hanno da subito adeguato il ritmo del loro respiro all’aria che si respirava e che, in accordo, ci avevano chiesto di realizzare fin dalla prima riunione di classe: uno spazio informativo e senza barriere dovute alla competitività.
La comunicazione “da chiusura” è proseguita con un’unica tacita e unanime volontà di condividere gli spazi per il benessere di tutti i componenti di questa rinnovata famiglia, articolata in due obiettivi:
- mantenere uno spazio genitori-docenti e bambini colorito, in cui ritrovare tutti un senso di benessere e un rifugio e in cui cercare consigli nei momenti di sconforto;
- la costituzione di uno spazio-scuola per i bambini e docenti immateriale, con regole precise spiegate e mai imposte, da far rispettare a bimbi e genitori, in capo alle docenti.
La ritualizzazione degli spazi condivisi ha aiutato l’organizzazione del tempo scolastico.
Gli spazi condivisi nella classe diffusa
- Lo spazio delle maestre: il tempo scolastico mattutino con i bambini iniziava dopo i convenevoli informali con la registrazione vocale dell’attività quotidiana da ascoltare, “raccontata” in audio chat. La staffetta didattica passava così ai genitori che si occupavano del regolare svolgimento dei compiti, dell’ascolto delle lezioni registrate o delle canzoncine; si concludeva con il caricamento sul portale Classroom dei compiti scritti e disegnati, o dei compiti orali registrati, e con l’arrivo puntuale del commento serale di correzione e incitamento informale da parte delle maestre, in coda ai compiti caricati.
- Lo spazio dei genitori: la chat è stata fondamentale per alimentare la conoscenza interpersonale tra le famiglie. Sono state messe in comune difficoltà e gioie, azioni quotidiane e traguardi, conditi con un pizzico di ironia, complicità e amicizia. L’ironia e lo scherzo, l’ascolto di gioie familiari e delle sofferenze educativo-didattiche ci hanno tenuti stretti in una cordata, che ha saputo essere da traino durante i lunghi giorni di iniziale smarrimento e, poi, graduale abitudine, rispetto ai nuovi tempi quotidiani da rispettare.
- Lo spazio dei bambini: costituito da videochiamate “random” tra loro subito dopo i compiti, racconti e storie della giornata trascorsa a loro personalissimo modo sulla chat di classe e delle loro mamme. Spazio rispettato dai genitori sempre astanti, per consentir loro di comunicarsi senza percepirne il controllo. L’opinione dei bambini, registrata spesso sulla chat di classe, era sempre ascoltata dalle maestre che davano, in questa loro richiesta di colloquio, risposte alle obiezioni degli alunni o riscontro alla condivisione delle gioie, stanchezze o tristezze comunicate, in modo quasi diretto per via dell’immediatezza di Whatsapp. L’ascolto della registrazione fatta anche in tempi differenti della giornata consentiva ai bambini una tranquillità di fondo, dovuta al sentirsi sempre in contatto, mai abbandonati.
Favole, video, musica: tanta creatività per il coinvolgimento di tutti
Il senso di familiarità regalato ai bambini anche durante le ore serali, fatta di storie della buonanotte inaugurate dalla maestra con alcune registrazioni in chat, si è andato ad alimentare con una nuova proposta: la “staffetta delle storie della buonanotte” tra i bimbi della comunità classe. Quasi tutti i bambini hanno aderito con gioia, ansia e aspettativa a seguito della registrazione, accresciute dagli incitamenti positivi dei compagni. Nelle storie, i bambini hanno portato a conoscenza gli uni degli altri le loro stanzette, i loro pigiamini e peluche presenti nel video, le favole preferite e il loro traguardo raggiunto: aver imparato a leggere.
Tutti contaminati, il coinvolgimento ha ovviamente stuzzicato e investito ogni livello, rispetto alle personali attitudini e talenti dei protagonisti. Di qui, sono nati modi originali di completare i compiti – normalmente considerati statici o ripetitivi – con un pizzico di creatività, come la realizzazione di una canzone con note e accordi inventati da una coppia mamma-figlio, proposta per “imparare la poesia in modo più divertente e veloce” per bimbi e genitori, con il felice beneplacito della maestra.
La cura delle relazioni e il coinvolgimento di quanti sono coinvolti nel gruppo classe sono artefici di un percorso possibile per la realizzazione della giusta distanza, in una “ingiusta distanza” tra bambini e mondo della scuola, imposta per via del virus. È un percorso possibile da seguire in un contesto in cui genitori e docenti scelgono di portare insieme un nuovo modo di fare, che vede i genitori un po’ più “maestri rispettosi delle regole”, pane quotidiano di una classe, e maestre un po’ più “genitori e punti di riferimento” per tutti, anche fuori dagli orari dedicati alla docenza.
La meraviglia di essere simili,
la tenerezza di essere simili,
la protezione tra esseri simili
Laura Pausini
a cura di Annalisa Bux
Annalisa Bux è la mamma di Davide, alunno della IA dell’Istituto Comprensivo “Davanzati-Mastromatteo” di Palo del Colle (BA). L’esperienza di altri genitori della stessa classe, guidata dalle maestre Rosamaria Scorese e Rosanna Ivone, è raccolta nell’articolo “Alleanza educativa nella didattica a distanza: una nuova collaborazione” a cura di Jenny Pace.
Sulla necessità di collaborazione nella scuola, sfoglia “A scuola con le emozioni. Un nuovo dialogo educativo” a cura di Paola Scalari.
Immagine: PublicDomainPictures su Pixabay.