La cassetta degli attrezzi per fare outdoor education
Se questa pandemia ha portato qualcosa di buono è una certa consapevolezza che in un mondo malato abbiamo necessità di prenderci cura dei luoghi che abitiamo, del cibo di cui ci nutriamo, delle relazioni che intraprendiamo e di come educhiamo. Anche il mondo della scuola sta scalfendo le poche certezze su cui era arroccato, e sono sempre più numerosi gli istituti scolastici interessati a sconfinare, a valorizzare i propri cortili per svolgere attività di outdoor education, rendendo possibile ad alunni e studenti di ritrovare il contatto con la natura a partire dalla scuola.
I dirigenti e i docenti che fanno questa scelta comprendono che non si tratta soltanto di organizzare lo spazio esterno per svolgere attività ludiche all’aperto, né tantomeno di andare fuori e ripetere quello che si fa all’interno di un’aula. Si tratta, invece, di permettere ad adulti e bambini di imparare a stare in natura. Infatti, non sono le conoscenze scientifiche che mancano ai bambini e ai ragazzi di oggi, ma piuttosto vivere esperienze a contatto con la natura e permettere al corpo di sperimentare l’aria, il suolo, gli animali e le persone intorno.
L’ambiente esterno come contesto educante
Lentamente ma ineluttabilmente prende piede l’idea che valorizzando al massimo le opportunità dello star fuori, l’ambiente esterno, l’outdoor, assume la valenza di un contesto educante che, oltre a essere un luogo in cui si apprende, offre l’opportunità di rafforzare il senso di rispetto per l’ambiente naturale e consente di esprimere e potenziare le competenze emotivo-affettive, sociali, espressive, creative e senso-motorie.
Infatti, come sottolinea Cooper, dovremmo pensare all’outdoor education come a un approccio interdisciplinare:
L’OE può incorporare arte, scienza, scienze sociali, matematica ed educazione fisica; attraversa discipline e soggetti, coinvolge domini cognitivi, affettivi e psico-motori. Non ha vincoli di orari, di programmi e questa maggiore flessibilità ed enfasi sugli apprendimenti attivi e di prima mano offre l’opportunità di mettere in discussione le strutture e i valori dominanti nelle società.[1]
Perché questo accada non ci si può improvvisare e pertanto è necessario intraprendere percorsi di formazione che offrano una cassetta degli attrezzi per fare outdoor education; questi percorsi, organizzati da professionisti, possono essere rivolti sia al corpo docente che alle famiglie. Perché da sola la scuola non ce la può fare: c’è bisogno di un intero villaggio per crescere un bambino. La scuola deve abbattere i suoi muri e sconfinare nel mondo.
Le competenze per fare outdoor education: la cassetta degli attrezzi
Nel libro Apprendere con gioia. Outdoor education nei cortili scolastici (edizioni la meridiana, 2020) mi interrogo su quale siano le competenze che l’educatore che fa outdoor education deve avere per dare un senso più profondo all’educazione[2] e innescare processi di cambiamento. E descrivo, così, la cassetta degli attrezzi che occorre per creare percorsi di outdoor education di qualità. Riassumo, qui di seguito, le componenti fondamentali:
- L’educazione emozionale. Le emozioni hanno un ruolo chiave nella relazione tra corpo e natura, sono saldamente connesse al pensiero razionale e alle scelte etiche che facciamo. Se da un lato l’educazione emozionale ci aiuta a non inibire la risposta emotiva, dall’altra risveglia il senso di responsabilità. Per questo è così importante che l’educazione emozionale sia rivolta non soltanto ai bambini ma anche ai docenti e ai genitori, per imparare insieme a cambiare postura nei confronti dell’ambiente naturale.
- La sperimentazione. Per sovvertire il paradigma educativo dobbiamo procedere per piccole e consapevoli sperimentazioni, meglio se documentate in maniera continua, condiviso dai e con i colleghi, e cominciare così a trasformare i cortili scolastici in luoghi in cui i bambini possano cercare e amare ciò che è vero, buono e bello.
- La costruzione della comunità educante. Perché la scuola si apra a questo cambiamento è necessario che i genitori riconoscano e sostengano gli educatori che promuovono i progetti di educazione all’aperto e che essi stessi si trasformino in risorsa, così come le associazioni, gli enti e altre figure professionali che da sempre si prendono carico dei processi educativi all’interno delle scuole.
- La pedagogia del rischio. Poiché è nella natura che il bambino può misurarsi con se stesso, con le risorse e i limiti della realtà in cui vive, nella formazione degli educatori dobbiamo lavorare sull’accettazione del rischio e sulla prevenzione ex-ante per superare l’errata convinzione secondo cui i processi educativi di valore siano soltanto quelli che si svolgono in ambienti artificiali, progettati e controllati dagli adulti.
- Attrezzare i cortili. Per restituire la natura ai bambini è necessario ricreare nei cortili scolastici spazi di esplorazione sicuri in cui poter riprodurre i limiti fisici che s’incontrano nella realtà (ruvidezza, pendenza, durezza, freddo) attraverso una progettazione che coinvolga docenti, bambini e le famiglie.
Pestalozzi sosteneva che “l’educazione non si limita alla sfera individuale ma è un meccanismo rigenerativo della società”. Uscire dalla crisi climatica, culturale, economica sarà possibile solo se ciascun componente della comunità educante imparerà a guardarsi dentro e a diventare portatore di buone pratiche di cambiamento.
a cura di Ilaria D’Aprile
[1] Cooper G., Outdoor Learning, Environment and Sustainability, in “Horizons”, n. 50, 2010
[2] A Rounder Sense of Purpose (RSP) è un progetto europeo Erasmus che ha individuato le competenze essenziali per educare alla sostenibilità in Italia e in Europa. Per maggiori informazioni: www.unesco.it
Per approfondire:
• Una scuola in cui si apprende con gioia: cosa serve per costruirla? di Ilaria D’Aprile
APPRENDERE CON GIOIA
Outdoor education nei cortili scolastici
di Ilaria D’Aprile
Scopri di più e sfogliane alcune pagine
Guarda anche la serie di video 6 cammini per l’Outdoor Education
Ilaria D’Aprile, laureata in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Bari e con Master in Educazione Ambientale per la promozione di uno sviluppo sostenibile presso l’Università di Bologna, è presidente di ESSERE TERRA ed esperta in educazione alla sostenibilità. Realizza progetti di formazione per insegnanti e studenti curiosi.
Con edizioni la meridiana, sui temi dell’educazione ambientale, ha pubblicato anche “Abbecedario verde. Salvare la Terra partendo dalla scuola” (2011).
Immagine: Foto di Manfred Legasto Francisco su Pexels.