Divertirsi a scuola: per insegnare bisogna emozionare
Per insegnare bisogna emozionare, molti pensano che se ti diverti non impari.
Maria Montessori
Per insegnare bisogna emozionare…
Che senso hanno per noi queste parole di Maria Montessori? Proviamo a darci delle risposte insieme, proviamo a renderle concrete nella nostra vita lavorativa. Quanto ti diverti con i tuoi alunni, con i tuoi figli, con te stesso mentre cerchi soluzioni per costruire una didattica che possa essere indossata dalle classi che ti sono affidate, dagli alunni che ti piacciono e quelli che meno ti piacciono, perché scomodi e soprattutto non interessati a ciò che tu pensi sia fondamentale insegnare loro?
Cosa significa oggi divertirsi a scuola o in ambito educativo?
Nell’immaginario collettivo il verbo divertire viene spesso associato all’aggettivo ‘facile’. In realtà non è sempre così, poiché io posso divertirmi nel risolvere un rompicapo complicato e so perfettamente che il grado di difficoltà di questo genere di giochi può arrivare ad essere elevato. Eppure il mio stato emozionale può essere molto positivo anche in una condizione di difficoltà.
Già mentre scrivevo Educare alla felicità (edizioni la meridiana, 2016) ero consapevole che il cambiamento di paradigma della scuola italiana avesse la necessità di passare attraverso il riconoscimento del valore intrinseco che le emozioni e l’apprendimento hanno. Ho cercato di andare oltre, di provare a scoprire il segreto della felicità nell’educare. Non sono certamente in grado di darvi la ricetta preconfezionata, ma sicuramente ho maturato la consapevolezza che per imparare ed essere felici bisogna divertirsi, bisogna provare piacere, e provando piacere nello sforzo di imparare si arriva anche a sperimentare la bellezza della risata e dell’Eudemonia. La prof.ssa D. Lucangeli, ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Padova, ci ricorda il fondamentale ruolo dell’apprendimento caldo. La professoressa ribadisce che gli studi neuroscientifici ci confermano che non esiste contraddizione tra i meccanismi emotivi e cognitivi del cervello. «Apprendere in un clima di paura crea un corto circuito», sostiene: le emozioni dis-funzionali (paura, noia, colpa) generano confusione; mentre una parte di noi vuole ricordare, l’altra vuole difendersi e dimenticare. Tutto questo genera una fatica enorme nell’apprendere e fa diminuire vertiginosamente i livelli di motivazione, determinando il fallimento dell’apprendimento.
La felicità nell’apprendere non è esattamente identificabile in uno smile, tanto carino, ma tanto svuotato di senso, oggi più che mai simbolo della mercificazione delle felicità a buon mercato.
Quale gioia ci attraversa quando vediamo un nostro ex alunno realizzato in qualsiasi tipo di attività, che sia un artigiano, un professionista, un umile lavoratore o una star dello sport o del cinema? Coraggio, ammettilo, è una gioia che puoi provare solo a distanza di anni da ciò che è stato il tuo lavoro con lui o con lei, ed è la gioia del vedere “fiorire la vita”.
Allora per insegnare bisogna emozionare e soprattutto bisogna emozionarsi, avere il coraggio di emozionarsi nel vedere la vita che fiorisce. Per far fiorire la vita è necessaria una condizione di benEssere, realizzabile – secondo le indicazioni del padre della psicologia positiva dott. M. Seligman – attraverso cinque capisaldi: emozione positiva, coinvolgimento, significato, realizzazione, buoni rapporti.
La metafora del coltivatore mi ha sempre affascinata e continua a rappresentare per me una fonte di ispirazione per realizzare il sogno di vedere una scuola Felice.
Non di rado mi viene fatta questa domanda: ma tu, come formatrice, esattamente di cosa ti occupi?
Non vi nascondo che ultimamente sono stata molto incerta nel rispondere a questa domanda, mettendomi in discussione e cercando di capire davvero quale sia il sogno che mi muove e che mi spinge ogni giorno a studiare, ricercare, pensare e ideare soluzioni e situazioni che possano concretamente far crescere, come dice Mattew Fox nel suo Educare alla meraviglia (edizioni la meridiana, 2017): «una scuola consapevole che si occupi di quello che già Tommaso D’Aquino chiamava “l’atto umano più nobile”, cioè la gioia». Gioia e scuola devono andare a braccetto se vogliamo realmente generare un cambiamento che si rifletta in un cambiamento sociale consapevole.
Io voglio vedere una scuola italiana che sappia fiorire e che faccia fiorire le giovani vite che le vengono affidate. Una scuola Felice non coincide con una scuola facile né per chi la fa né per chi ne usufruisce. Non mi accontento di semplici e fantomatiche tecniche, di ricette preconfezionate e certamente funzionanti. Mi cimento, e un felice tormento accompagna la mia avventura di ricercAzione tutta artigianale di quella via che ci porterà finalmente a “riveder le stelle” a scuola.
Prof.ssa Lucia Suriano
Lucia Suriano è docente nella scuola secondaria di primo grado. Ha iniziato a ricercare e sperimentare modalità e strumenti che realizzino il vantaggio dell’educare alla felicità (in ambito educativo scolastico). Ribalta stereotipi e falsi miti educativi per una scuola capace di includere realmente tutti partendo dalla potenza della fragilità. Per edizioni la meridiana ha pubblicato “Lasciarsi ribaltare. La Scuola è aperta a tutti” (2020) e “Educare alla felicità. Nuovi paradigmi per una scuola più felice” (2016).