Il rinnovamento degli ambienti educativi era già un’emergenza. Intervista all’arch. Ramini
Le misure temporanee adottate per contrastare la pandemia saranno un freno o un acceleratore nel rinnovamento degli ambienti educativi e di apprendimento? Proponiamo l’intervista, a cura di Marco Canazza, all’architetto Alessandro Ramini, titolare dello studio Archra e promotore del progetto EduDesNet – Educational Design Network.
Il rinnovamento degli ambienti educativi: spunti di riflessione dall’architetto Alessandro Ramini
Negli ultimi anni la riscoperta o il diffondersi di nuovi metodi educativi oltre il modello frontale ha creato una forte spinta al ripensamento degli spazi di apprendimento. I cambiamenti imposti dalla pandemia alle abitudini, alle pratiche e alle fruizioni degli spazi, freneranno questo processo di rinnovamento?
Il cambiamento che ci viene imposto dall’emergenza è una accelerazione spazio temporale esponenziale. Possiamo reagire cercando di adattare i vecchi sistemi educativi ad un mondo “distanziato”, possiamo pensare di diffondere l’aula standard in tutta la scuola, mettere pannelli di plexiglass e fare addormentare i nostri ragazzi con interminabili lezioni a distanza davanti ad uno schermo. Oppure possiamo sfruttare questa “emergenza nell’emergenza” come una opportunità, un acceleratore per lo sviluppo di nuovi modi e nuovi spazi di apprendimento come richiesto a gran voce da moltissimi pedagogisti illuminati.
La scuola non ci serve più solo come luogo dell’apprendimento frontale, ma può diventare un cluster di laboratori tra i quali i ragazzi possano muoversi. Le aule devono evolvere e devono unirsi a formare degli atelier dell’apprendimento, del confronto, del dialogo, della sperimentazione, della creatività. Questo avverrà in maniera diversa da scuola a scuola, perché ogni istituto è diverso e ha esigenze o attitudini differenti.
In questo momento di emergenza sanitaria gli spazi saranno ottimizzati grazie alla segnaletica orizzontale e verticale, saranno necessarie le sanificazioni e accorgimenti in linea con le direttive ministeriali ma che dovranno essere adattate dai dirigenti e dagli insegnanti alle esigenze delle specifiche realtà di ogni singola scuola. È auspicabile che l’attuale situazione porti, al momento di tornare a scuola, alla creazione e condivisione tra docenti e ragazzi di nuovi metodi dello stare a scuola, non all’imposizione di regole e obblighi.
Si parla molto di Didattica a Distanza in alternativa o in combinazione con la Didattica in Presenza. Senza entrare nel merito, le attrezzature e gli ambienti scolastici sono preparati a questo impiego?
Lo spazio digitale dovrà integrarsi e funzionare in maniera complementare allo spazio fisico. Ma è spazio a tutti gli effetti. La tecnologia che era tanto demonizzata da molti è prepotentemente entrata nella dialettica pedagogica. Ma deve essere un valido e utile strumento. Non si può prescindere dallo spazio educativo fisico, lo spazio della socializzazione e anche della manualità, dalle scuole dell’infanzia, fino alle scuole superiori.
E allora ripensiamo questo spazio finalmente e facciamo sì che gli interventi per affrontare l’attuale situazione emergenziale ci spingano avanti. Che le scelte e gli accorgimenti dell’oggi, una volta ritornati alla normalità sanitaria, siano pienamente reversibili e ci restituiscano una scuola che ha iniziato una vera evoluzione.
L’affollamento delle aule scolastiche era stato già rilevato come un problema prima dello scoppio della pandemia. Come sarà possibile adeguare le aule per accogliere in sicurezza gli studenti?
Credo che bisognerà abituarsi a pensare alla scuola oltre l’aula scolastica. Potremo finalmente vedere il diffondersi delle agorà per il confronto, magari in uno spazio un po’ più ampio e senza abbracci per il momento. Potremo finalmente colonizzare anche spazi della scuola come i corridoi con divanetti acustici per lo spazio individuale. Potremo vedere un’ampia stanza libera diventare un piccolo teatro, uno spazio per il dibattito o per la presentazione di approfondimenti individuali e di gruppo. Potremo pensare che ci siano spazi per tutti, ognuno con la sua velocità. Potremo pensare che per la scuola essere inclusiva non sia più un appellativo di cui fregiarsi, ma una stupenda normalità.
Dobbiamo guardare fuori dal perimetro dell’edificio, dobbiamo far sì che si possa fare scuola negli spazi aperti, nel verde, nel bosco. Ma potremo pensare di “invadere” molti altri spazi pubblici, come i teatri, le sale conferenze e i luoghi delle associazioni. Non come una semplice occupazione di spazio per diminuire la densità e “dare 4 mq ad ogni alunno”, ma facendosi contaminare da quegli spazi e dalle persone che normalmente li vivono. Facendo diventare veramente la scuola un nuovo e pulsante centro civico aperto e che si apre alla città e alle comunità.
Quando si parla di scuola si interpellano insegnati, dirigenti scolastici, genitori, pedagogisti, psicologi e ora anche medici e virologi. Gli architetti sono i primi interlocutori per ripensare gli spazi educativi, ma cosa serve perché questa equazione funzioni ora più che mai?
Noi architetti, guidati dai pedagogisti, dagli insegnanti ma anche ispirati dai ragazzi stessi, possiamo continuare a tracciare scenari illuminati per gli spazi educativi di una nuova scuola, anche in un momento difficile come questo, però è necessaria e imprescindibile una solida presa di posizione da parte delle istituzioni e degli amministratori, con la disponibilità di nuove risorse in un ambito di vitale importanza per la nostra società come la scuola.
La scuola, infatti, come un essere umano ha bisogno di energie, deve essere attenta alla salute, certamente, ma deve far funzionare al meglio i suoi organi interni, curare i rapporti sociali, rimanere in movimento, vivere all’aria aperta ed essere permeabile mentalmente al tessuto urbano e culturale in cui vive.
Dobbiamo unire le forze: le istituzioni, gli amministratori, i pedagogisti, i dirigenti, gli insegnanti, gli architetti, i genitori e i ragazzi. Tutti dobbiamo concorrere con responsabilità per superare questo momento difficile ma fissando lo sguardo ben oltre questo ostacolo.
Non dobbiamo dimenticarci che il rinnovamento degli ambienti educativi era già un’emergenza prima e non vogliamo che lo sia ancora una volta superato questo momento difficile. Poniamo le basi del cambiamento ora.
In questi giorni si moltiplicano – dai professionisti, dai pedagogisti e da tutti gli educatori che hanno a cuore il mondo della scuola – le teorie e le ipotesi per la ripartenza in seguito alla grave emergenza COVID19. Ma cosa si sta facendo di concreto perché tutto ciò non resti solo teoria?
Chiaramente in un momento così complesso non è immediato essere pragmatici e operativi. Prima di tradurre la teoria in realtà dobbiamo anche attendere le direttive che ci verranno indicate dalle istituzioni e le linee guida sanitarie che verranno dettate da scienziati e medici. Detto questo, dovremo essere poi capaci di applicare tali norme trasformando un limite in una opportunità di crescita per la scuola. Dobbiamo agire con urgenza e prontezza. Proprio in questi giorni, con il gruppo di EduDesNet stiamo dando vita ad un progetto pilota calato sui territori più colpiti inizialmente dal problema del COVID19. Con le amministrazioni locali e con i dirigenti scolastici stiamo lavorando perché, ripartendo dalle scuole, si inneschi un grande volano di rinascita a favore di tutte le comunità locali. Un ripensamento degli ambienti educativi per adeguare e rinnovare i plessi, per fruire finalmente attivamente degli spazi verdi e “farsi spazio” nella città: la scuola che finalmente possa diventare un centro civico diffuso per ridare speranza e per attrarre interesse da parte della cittadinanza. Una scuola in cui saremo più distanti come singoli ma più vicini come comunità.
a cura di Marco Canazza
Dott. Marco Canazza, dopo aver collaborato per quasi vent’anni con aziende del settore dell’arredo scolastico, svolge attualmente attività di consulenza e tiene seminari su temi quali l’evoluzione degli Spazi di Apprendimento e il Green Public Procurement. Consulente di INDIRE e coautore del libro “Dall’aula all’ambiente di apprendimento” (Altralinea, 2016) è anche membro del comitato UNI per le normative per l’arredamento. Per contatti: marco@canazza.net
Arch. Alessandro Ramini è architetto e interior designer libero professionista, specializzato nella progettazione di scuole e ambienti educativi. Collaboratore esterno alla ricerca presso l’Università degli Studi di Ferrara, Facoltà di Architettura. È capofila di EduDesNet, un soggetto di ricerca che raggruppa professionisti (pedagogisti, dirigenti, insegnanti, tecnici, artigiani, imprese) per la progettazione e lo sviluppo di scuole, ambienti educativi innovativi e arredi scolastici. Per saperne di più sul progetto visita il sito: www.archra.com
Per contatti: alessandro.ramini@archra.com
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Immagine: L’immagine fa parte del progetto Unschool Copenaghen dell’arch. Ramini.