Il lutto nell’adolescenza: come gli adulti possono accompagnare i ragazzi nel dolore
Oltre il calvario di sofferenza che accompagna chi perde la vita c’è quello di chi, accanto, rimane nella vita: sgomento, devastato, travolto dalla ricerca di perché laceranti. E, se questo ci investe tutti come adulti, può diventare sconvolgente per i ragazzi: quando il dolore estremo legato alla morte li travolge, quando si vive il lutto nell’adolescenza, si scoprono inermi, privi di parole e modi, ma anche di simboli per esprimere questo sofferto e sconosciuto stato emotivo, restando schiacciati nell’immobilità del dolore oppure esplodendo in colleriche o isteriche aggressività.
Superare il lutto nell’adolescenza: un percorso difficile
L’irrompere della morte segna profondamente chi rimane, e allora il bisogno più forte è quello di far drenaggio ma anche di urlare quanto si prova, perché il vuoto è radicale, definitivo, separa per sempre perché strappa dalla vita. Si è costretti a fare i conti con questo vuoto, a confrontarsi con la propria solitudine, a riprendere la propria vita senza la presenza della persona cara. Percorso oggi più che mai difficile soprattutto per i giovanissimi, sempre più fragili nella speranza di un dopo in cui trovare un senso e figli di un abbaglio mediatico in cui la morte è spettacolo, sconfitta del debole, sfida da superare.
Gli adolescenti, spesso, non riescono a dar forma al dolore, non sanno sfogarsi perché temono di autodistruggersi, non riescono ad agganciarsi ai ricordi perché sgomento e paura prendono il sopravvento. Ma la sofferenza sarà meno devastante solo se si troverà un modo per “raccontarla” e condividerla, perché è nella relazione umana che continua che si possono trovare risposte di contenimento e senso, altrimenti la ferita emotiva finirà col produrre contraccolpi pesanti, a volte ingestibili.
Dunque c’è bisogno di un adulto che, pur se lacerato anch’esso dal dolore, sappia far quel drenaggio e quel contenimento che permetta di fronteggiare questo aspetto tragico dell’esistenza. Altrimenti si può imboccare la deriva individualistica che fa leccare ripetutamente la ferita del proprio lutto, sprofondando in una penosa situazione d’angoscia: l’impatto con la morte (dell’amico, del genitore, del nonno…) ferisce in modo violento e la reazione può essere eterogenea: impietrirsi smarriti in un perdurante silenzio, oppure aggredire sfrontatamente (spacconeria, risate fuori luogo, atteggiamenti libertini o ribelli), o ancora mostrarsi indifferenti e freddi. Ma la fragilità e lo smarrimento prendono il sopravvento là dove il dolore è compresso, trattenuto, impossibilitato a venir fuori: in questo mondo di suoni e parole, proprio le parole per dire quello che abbiamo più bisogno di dire o sentirci dire sono come censurate in fieri e anche noi adulti ci troviamo poveri di linguaggi, di simboli, perfino di riti, che comunque compensano e contengono. Davanti ad un evento così naturale eppure così assurdo, ci troviamo balbettanti o angosciati, incapaci comunque di trovare parole.
Accompagnare gli adolescenti nella riflessione sul dolore e sulla morte
E succede che i nostri ragazzi, poco spinti e guidati a pensare ed esposti al consumismo frettoloso dell’emozione, bravissimi a descrivere minuziosamente il perché di un rigore in una partita o il motore della Ferrari, si bloccano incapaci di dare uno sguardo a se stessi o alla propria interiorità: così spigliati nel fare e nel correre si paralizzano e diventano balbettanti davanti a una perdita improvvisa, incapaci di piangere, impossibilitati a raccogliersi attorno al proprio dolore e alla morte, bloccati e fermi in un dolore inesprimibile perché questo nostro mondo non accetta i cedimenti. Spettacolarizzata e perfino ridotta a teschio da esibire nell’anello o sulla t-shirt, della morte è meglio non parlare, ai suoi effetti è meglio non pensare. Si scantonano le riflessioni per cogliere il senso da dare agli eventi, con la conseguente necessità di affrontare il limite e l’ineluttabilità del morire come parte integrante del vivere.
E se di fronte ai grandi perché della vita affascinano ricerche di senso di tipo intimistico, armonico, sentimentale… alla New Age, ci si arresta però davanti al mistero dirompente e devastante della morte. Questi nostri ragazzi, poco attrezzati a fronteggiare il limite, si smarriscono perché non ci sono coordinate chiare entro cui orientarsi, mentre dilata il bisogno eterno di rispondere a quel “da dove vengo e dove vado” che esplode proprio nel dolore più cocente.
All’imbarazzato e penoso silenzio degli adulti corrisponde la triste sofferenza dei ragazzi chiusi nel loro solitario dolore e incapaci di raccontarlo. Ma alcune positive “rielaborazioni del lutto” raccontano il contrario, quando adulti, insegnanti o educatori piuttosto che arrendersi davanti alla tristezza dei ragazzi che han voglia solo di chiudersi nel loro dramma, li accompagnano a non fuggire dalla riflessione sul dolore e la morte, superando turbamento e paura e indirizzando alla condivisione per riprendere speranza e voglia di vivere. Questo è possibile non fuggendo, ma sforzandosi di dar forma al dolore, quello stesso dolore che, a fronte di approfondimenti e maturità, può diventare addirittura forza trainante per dar senso alla vita.
a cura di Enza Corrente Sutera
Enza Corrente Sutera, psicologa e giornalista, si occupa di attività formativa per educatori e per operatori sociosanitari con particolare riferimento alle problematiche adolescenziali e della sofferenza. Collabora, in Italia e all’estero, con università, enti e associazioni. Segue volontari che assistono malati di cancro e opera in una comunità per giovani terminali di AIDS. Psicologa scolastica, è autrice di diverse pubblicazioni e collabora con riviste specializzate e divulgative. Su questo blog ha anche pubblicato un articolo su come parlare della morte ai bambini.
Sul rapporto tra adolescenza e morte, sfoglia alcune pagine di “Le parole per dirlo. Gli adolescenti e la morte” di Enza Corrente Sutera (edizioni la meridiana, 2020).
Sulla necessità di parlare della morte ai bambini, sfoglia alcune pagine di “Per mano di fronte all’oltre. Come parlare ai bambini della morte” (edizioni la meridiana, 2012), mentre per comprendere più a grandi linee il periodo dell’adolescenza ti consigliamo: “Ke Kasino! L’ABC dell’adolescente” di Silvia Arborini (edizioni la meridiana, 2009) e “Come nasce un adolescente. Percorso per educatori che aiutano i genitori” di Salvatore Nuzzo (edizioni la meridiana, 2019).
Immagine: di Wokandapix su Pixabay.