I danni provocati dalla Didattica a Distanza: una nuova scuola per contrastarli
“La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza.
Non aboliva la miseria, però fra le sue mura permetteva il pari.
Il dispari cominciava fuori.”
Erri De Luca
L’ultimo sondaggio condotto da IPSOS per Save The Children[1] in merito all’impatto della chiusura delle scuole sui giovani mostra tutte le falle del sistema scolastico e i danni provocati dalla Didattica a Distanza durante la pandemia. Secondo alcune stime, nei mesi scorsi circa un terzo degli studenti italiani non ha seguito le lezioni a causa della mancanza di dispositivi informatici necessari per la Didattica a Distanza, con significative diseguaglianze tra le diverse aree geografiche, nonché tra le differenti condizioni economiche delle famiglie (oggi il 12,3% delle famiglie non possiede pc e tablet, percentuale che raggiunge quota 19% nel Sud Italia). A questo si aggiunge la difficoltà di accesso alla rete internet, non sempre disponibile a causa di carenze infrastrutturali o, ancora una volta, di situazioni di disagio economico.
Se osserviamo le cose da un altro punto di vista e guardiamo la quota di bilancio 2020 destinata agli interventi in materia di istruzione, notiamo un incremento significativo della ricchezza destinata alla scuola. Eppure, considerato che il 2020 è stato un anno segnato da un netto calo demografico, anziché cogliere l’occasione per migliorare l’offerta formativa o integrarla lì dove è carente, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha considerato per i prossimi due anni il calo demografico come un’opportunità per un taglio all’istruzione. Questo andamento non aiuta l’Italia a scalare posizioni nella graduatoria dei Paesi OCSE per quota di ricchezza impegnata nell’istruzione: di fatto il nostro Paese si trova sempre in fondo alla lista.
I danni provocati dalla Didattica a Distanza e il disagio minorile
Questa criticità e i danni provocati dalla Didattica a Distanza ledono un diritto fondamentale della nostra Costituzione: l’articolo 3 recita che per ridurre il disagio minorile è indispensabile rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Come ci dice David Bueno[2], nella formazione del cervello agiscono sia i geni che l’ambiente che ci sta intorno. Ogni persona è predisposta geneticamente, dunque, a sviluppare creatività, sensibilità musicale, intelligenza. L’educazione può aumentare il livello iniziale oppure abbassarlo. Pertanto il clima educante ha un’enorme importanza per lo sviluppo dei bambini soprattutto nella prima tappa evolutiva (cioè nella fascia d’età 0-3 anni).
Dagli educatori del nido fino ai docenti dell’università, siamo tutti responsabili degli oltre 700 mila ragazzi delle superiori che dalla primavera 2020 ad oggi hanno smesso di frequentare le lezioni[3]. Una situazione di tale gravità richiede un intervento della massima urgenza da parte del Governo, perché questa forzata inattività danneggia la loro intelligenza ma anche l’intera società: quando permettiamo a un ragazzo di abbandonare la scuola stiamo creando una mina vagante.
Una scuola che non lascia indietro nessuno
Il mio sogno è che la scuola diventi un luogo di educazione dove le persone, come dice David Bueno, possano crescere in dignità, perché viene permesso loro di esprimere al meglio le potenzialità che possiedono.
È quello che accade in alcune scuole in cui la relazione educativa, prima che la relazione didattica, è il fondamento degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Educazione per me significa incontro, socialità, passione per il sapere, rispetto di ciò che ognuno può e vuole dare. La scuola che sogno è quella che rispetta ogni singolo individuo nel suo essere, attraverso un ascolto profondo e privo di giudizio, sostenendolo nel suo personale viaggio verso la conoscenza di se stesso.
Questi obiettivi sono difficili da rinchiudere in un tempo e in uno spazio delineato. Ed è ancora più paradossale pensare che lo spazio possa essere quello di un’aula scolastica.
La scuola come luogo di benessere per contrastare i danni provocati dalla Didattica a Distanza
Riusciremo a garantire che diventi un luogo di educazione, e quindi di benessere, per i bambini quando potremo aprire la scuola al territorio e sapremo coinvolgere gli studenti partendo dal loro interesse e facendo loro scoprire il tesoro che nascondono, aiutandoli a conoscere se stessi e a crescere in autostima e autonomia.
Per far questo è necessario utilizzare l’educazione emozionale, una strategia sistemica che deve intraprendere tutta la comunità educante. Infatti, perché possano fidarsi di noi, dovremo imparare a cambiare postura, sia come educatori che come genitori, così che i bambini riconoscendo autenticità, umiltà e coerenza ci considerino un esempio a cui ispirarsi – giammai da copiare.
Allora saremo in grado di instaurare una buona relazione, un dialogo aperto e autentico privo di giudizio, un vero dialogo d’amore nel quale l’altro rappresenta una ricchezza da valorizzare e non un soggetto da plasmare. Quando, dopo averli profondamente ascoltati, i bambini avranno scoperto il proprio talento e che la felicità proviene dal metterlo a disposizione degli altri, allora avremo posto le basi per la costruzione di una nuova comunità che agisce in maniera responsabile e pronta a convivere pacificamente per il benessere di tutti gli esseri viventi.
a cura di Ilaria D’Aprile
[1] Disponibile al link: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/i-giovani-ai-tempi-del-coronavirus
[2] David Bueno, Neuroscienza per educatori, Il Brucofarfalla, Roma 2020
[3] I dati arrivano dal report di Save the Children disponibile online a questo link: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/i-giovani-ai-tempi-del-coronavirus
APPRENDERE CON GIOIA
Outdoor education nei cortili scolastici
di Ilaria D’Aprile
Scopri di più e sfogliane alcune pagine
Guarda anche la serie di video 6 cammini per l’Outdoor Education
Ilaria D’Aprile, laureata in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Bari e con Master in Educazione Ambientale per la promozione di uno sviluppo sostenibile presso l’Università di Bologna, è presidente di ESSERE TERRA ed esperta in educazione alla sostenibilità. Realizza progetti di formazione per insegnanti e studenti curiosi.
Con edizioni la meridiana, sui temi dell’educazione ambientale, ha pubblicato anche “Abbecedario verde. Salvare la Terra partendo dalla scuola” (2011).
Immagine: di Armand Khoury su Unsplash.