“Socrate non va in piazza”: gioco simbolico e bambini per filosofare tra le mura domestiche
Scarica “Socrate non va in piazza”
Dopo quasi due mesi dalle chiusure delle prime scuole e dei primi Comuni italiani a causa dell’epidemia di coronavirus, migliaia di bambini e ragazzi si trovano a trascorrere le loro giornate tra le mura di casa, normalmente assieme ai loro genitori e familiari più stretti e lontani da tutte le altre persone con le quali erano soliti vivere gran parte del proprio tempo. Anche la comunicazione assume risvolti nuovi per bambine e bambini che, come novelli Socrate nello loro personali apologie, si sono sentiti dire che il loro modo di entrare in dialogo con gli altri, diretto, immediato, da piazza, non è più adatto e percorribile e va veicolato e trasformato attraverso strumenti e linguaggi spesso nuovi e sicuramente diversi.
Le stesse occasioni per comunicare ed entrare in dialogo sono profondamente cambiate, spostandosi in maniera quasi esclusiva verso la cerchia più ristretta di familiari e amici intimi, con l’aggiunta di insegnanti e compagni di scuola laddove la didattica a distanza è stata avviata in maniera più o meno coinvolgente e attivante.
Gioco simbolico e bambini: ‘andare in piazza’ senza muoversi da casa
Se questa situazione ha permesso, con molti risvolti potenzialmente positivi, la riscoperta di una condivisione più piena e profonda con coloro che sono più vicini ai bambini, il distanziamento sociale ha quasi totalmente privato le persone e in primo luogo i bambini di quelle occasioni di incontro con tutti coloro che compongono la loro quotidianità anche solo rimanendo sullo sfondo, come i collaboratori scolastici, gli autisti dei bus, i commessi dei negozi, gli allenatori e istruttori, solo per fare pochi esempi, che costituiscono una componente preziosa per la socializzazione e l’interazione con gli altri, anche quando non se ne è del tutto consapevoli.
Andare in piazza è un modo prezioso e potente per aprirsi agli altri, specchiarsi nella diversità (di età, di genere, di provenienza etnica o appartenenza culturale), conoscere meglio se stessi. Il laboratorio filosofico “Socrate non va in piazza” nasce da questa constatazione e prova ad accompagnare bambine e bambini in una metaforica camminata nelle strade della loro quotidianità messa momentaneamente tra parentesi.
Per farlo abbiamo scelto di valorizzare una competenza che è tipica dei bambini e che ci pare estremamente preziosa in questo momento, ossia il gioco simbolico e drammaturgico.
La capacità, tipica dei più piccoli, ma estremamente importante anche per i più grandi, di immedesimarsi in ruoli diversi ci sembra infatti uno strumento utile per uscire in qualche modo dalle mura di casa, andando ad abitare quei mondi sospesi tra la realtà e la fantasia in cui tutto è possibile e in cui si può provare a rileggere le fatiche, le paure e le domande di giornate difficili per tutti e profondamente irreali specialmente per i più piccoli.
“Socrate non va in piazza”: sperimentare insieme la filosofia tra le mura domestiche
Permettere a bambini e bambine di spaziare nei mondi intermedi del gioco simbolico significa, oggi forse più che in altri momenti, offrire loro uno spazio in cui far fronte ad una vita inattesa e sconvolta in ogni suo risvolto quotidiano, un luogo in cui accorciare le distanze con il mondo, una cornice in cui rispecchiare in maniera serena e distaccata i nuovi comportamenti dei grandi. Osservarli con la coda dell’occhio e con un rodariano orecchio acerbo, senza intervenire nel gioco, offre ai genitori e agli adulti la preziosa opportunità di entrare in ascolto dei loro dubbi e paure, ma anche delle loro strategie di elaborazione della realtà e della loro capacità di resilienza e crescita.
Porsi alla loro altezza per vivere in prima persona un gioco simbolico condiviso diventa un dono reciproco, che può costruire nuove stanze simboliche e materiali nelle quali sperimentare la vita senza urgenze emotive, con serenità e in pienezza.
Perché ciò avvenga, però, è essenziale che l’adulto si chiami fuori dal ruolo di direttore dei giochi e lasci ai più piccoli il compito della costruzione del copione e della regia. Perché il gioco resti tale e non diventi didascalico, è importante farsi condurre, in una socratica consapevolezza di non sapere ciò che invece bambine e bambini sanno benissimo e sono pronti a fare, sia a pochi anni sia in età più avanzate, se solo gliene si concede lo spazio. Così come Socrate nelle piazze e nelle strade di Atene, gli adulti possono giocare, o tornare a giocare, solo se mossi da genuina curiosità, da sguardo autoironico, dal desiderio di imparare qualcosa non tanto sui loro bambini e bambine, ma soprattutto dai e con i loro bambini e bambine.
Il laboratorio è pensato proprio per sperimentare insieme, genitori, figli e fratelli, la filosofia all’interno delle mura domestiche, partendo dalla drammatizzazione per arrivare al dialogo, che muove dalle parole di Socrate e dai pensieri e domande che il gioco saprà suscitare in grandi e piccoli. Il laboratorio è pensato anche per la scuola dal momento che, mai come ora, è per così dire aperta la quarta parete verso le famiglie. La riflessione e il gioco domestici possono dunque allargarsi per portare il dialogo dalla famiglia alla classe e dalla classe alla famiglia, in un ulteriore livello di sperimentazione, se pure a distanza, del gioco dei ruoli, che metta insieme, perché no?, genitori, compagni e maestri.
Scarica “Socrate non va in piazza”
a cura di Chiara Colombo e Fiorenzo Ferrari
Chiara Colombo è pedagogista e ricercatrice in ambito educativo, Fiorenzo Ferrari è filosofo e dirigente scolastico.
Se vuoi saperne di più su come filosofare con bambini e bambine, ti proponiamo un’altra attività per fare filosofia con i bambini a distanza. Altre attività filosofiche con i bambini sono disponibili nel libro libro “Penso dunque siamo. Percorsi e giochi di filosofia con i bambini” di Chiara Colombo e Fiorenzo Ferrari (edizioni la meridiana, 2019).