Genitori e insegnanti al tempo della didattica a distanza: l’importanza di tessere una rete
Essere genitore e insegnante al tempo della didattica a distanza è stata un’esperienza complessa, in certi momenti allucinante e allo stesso tempo arricchente. Questa condizione mi ha permesso di non perdere mai di vista le difficoltà e i vantaggi che alunni, insegnanti e genitori si sono trovati a vivere improvvisamente.
Studenti, genitori, insegnanti: la triade educativa alle prese con un nuovo modo di fare scuola
La tanto discussa e anelata triade educativa è stata la protagonista attiva dell’improvviso e talvolta improvvisato nuovo modo di fare e di essere scuola. Per la mia famiglia (composta da cinque persone, tre studenti e due insegnanti), così come per tutti gli italiani che frequentano gli edifici scolastici, si è passati dall’andare a scuola all’accogliere la scuola. Cornici sceniche e sceneggiature si sono fuse e confuse: siamo passati dalla routine quotidiana che ci vedeva al mattino discutere per essere puntuali e uscire di casa, al discutere per contenderci i device più operativi per le rispettive videolezioni.
La prima vera impresa? Offrire dispositivi e applicazioni funzionanti a tutti: quattro su cinque impegnati attivamente in DaD, ma senza mai dimenticare la più piccola, la quale a cinque anni richiede i “device e presenza umani”.
La casa è diventata la scuola di tutti e per tutti: figli, alunni, genitori, colleghi, più amici e parenti che ci parlavano dei rispettivi figli e delle loro scuole, delle gioiose e talvolta estenuanti fatiche nel cercare di seguire tutti, soprattutto i più piccoli e i più fragili. In quel caos sono saltati orari di lavoro e ogni forma di rigido confine tra professione e vita privata.
Ho ammirato altri genitori e insegnanti che, al tempo della didattica a distanza, hanno avuto l’umiltà di abbandonare posizioni e ruoli egoici spendendosi in ogni modo per dare il proprio contributo, privilegiando la collaborazione, l’ascolto e l’azione fattiva volta a creare valore in questo tempo inedito.
Ho ammirato i ragazzi e i bambini che senza batter ciglio hanno compreso che l’unico modo per rimanere agganciati a questa strana scuola era la fiducia reciproca con maestre e maestri, professori e professoresse.
Se la tanto famigerata privacy è saltata, la fiducia reciproca è stata necessariamente esaltata, perché solo così è stato possibile non cedere alle mille paure legali che ben presto hanno fatto la loro parte nel frenare slanci e tentativi, pur in buona fede, di raggiungere le case di tutti gli alunni.
Genitori e insegnanti ai tempi della didattica a distanza: farsi modelli da imitare
Ancora una volta, giungo alla consapevolezza che sebbene siamo nello stesso mare non viaggiamo sulle stesse barche. La didattica a distanza non è un mostro. È mostruosa la sua applicazione senza riempirla di senso, limitandola ai contenuti e concludendola con la valutazione tradizionale.
Questa è la fotografia in cui, ahimè, sono i più fragili a sparire. In questo mare si sono visti yacht, barche a vela, barche a remi, canotti e zattere… e, nonostante questa enorme varietà, qualcuno è rimasto a terra. Per sua o per nostra inedia?
La stanchezza è tanta ora, ed è per questo che è doveroso, da parte di tutti, rispettare le fatiche di ciascuno non sentendoci giudici finali. Ciascuno di noi deve ricordarsi e riconoscere che abbiamo la responsabilità di essere dei modelli.
Essere un modello come madre mi impone di riconoscere che non posso educare e istruire nel chiuso della mia casa; essere un modello come insegnante mi impone di riconoscere che non posso educare e istruire nel chiuso di un’aula.
Non è più tempo di “primati”: l’importanza di una rete
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”: il proverbio africano non sbaglia, la scuola e la famiglia sono la vera e unica possibile comunità educante.
Il virus nella sua violenza ci ha insegnato che solo tenendo il filo, anche sottile, come lo sanno tenere e intessere continuamente i ragni nelle loro ragnatele, possiamo reggere agli urti, anche ai più violenti e imprevisti. Una rete che è bene imparare a saper tessere e ritessere, al di là delle convenienze e delle convinzioni. Un vero e proprio gioco di squadra in cui, bambini e ragazzi, non sono le pedine che noi adulti muoviamo ritenendoci gli unici giocatori attivi del processo educativo. Le mie figlie e i miei alunni mi hanno insegnato che desiderano sentirsi protagonisti del loro processo educativo: è il loro viaggio, non il nostro. Il nostro compito è quello di accompagnarli fin dove possiamo, di offrire loro opportunità e strumenti, perché possano un giorno prendere il largo senza di noi e, magari, diventando adulti migliori di noi. Alleanze educative circolari: ogni punto della circonferenza equidistante dal centro. Il tempo dei “primati” è lontano, eppure spesso ci comportiamo come tali.
Irrompa la riflessione a smascherare l’irrazionalità degli schemi e dei comportamenti dietro i quali come educatori spesso ci trinceriamo, nascano e fioriscano alleanze, relazioni nutrienti che spiazzino e spezzino il bulimico e narcisistico bisogno di ciascuno di noi, genitori o insegnanti che sia, di screditare l’altro per difendersi.
Lo avevamo visto già in presenza, è stato confermato a distanza: da soli si implode. È necessario ribaltare noi stessi e i nostri schemi mentali per ribaltare concretamente il modo di fare e di essere scuola. Insieme, non senza fatica, si può fare.
a cura di Lucia Suriano
Lucia Suriano è docente nella scuola secondaria di primo grado. Ha iniziato a ricercare e sperimentare modalità e strumenti che realizzino il vantaggio dell’Educare alla felicità (in ambito educativo scolastico). Ribalta stereotipi e falsi miti educativi per una scuola capace di includere realmente tutti partendo dalla potenza della fragilità.
Sfoglia alcune pagine del suo ultimo libro, “Lasciarsi ribaltare. La Scuola è aperta a tutti” (edizioni la meridiana, 2020), dove racconta di una scuola inclusiva, in cui la logica dell’in cattedra incontra la logica del corridoio.
Immagine: Foto di Jutta Albers da Pexels.