Educazione emotiva e apprendimento
Esiste un legame tra educazione emotiva e apprendimento? L’apprendimento è un’attività completamente cognitiva, cioè guidata soltanto dal cervello e per nulla dal cuore? Questa sembra essere la concezione dominante, ma nella realtà non è esattamente così: come scrive Davide Antognazza in Crescere emotivamente competenti. Come sviluppare le competenze socio-emotive a scuola, «non esiste nessun apprendimento significativo se non si verifica in una situazione in qualche modo caratterizzata dall’emozione».
Pensare che le emozioni non giochino alcun ruolo nella vita scolastica di bambini e ragazzi diventa allora un grosso errore. Se, infatti, ogni apprendimento prevede un certo impiego di risorse, è facile immaginare come lo sforzo necessario sia alleggerito dal trovarsi in situazioni piacevoli, o dall’affrontare contenuti e argomenti ritenuti interessanti e coinvolgenti. Allo stesso modo, sensazioni di disagio, noia o malessere rendono difficile, se non impossibile, concentrarsi o assimilare nozioni.
L’importanza del legame tra educazione emotiva e apprendimento
Emozione e cognizione, cuore e cervello, agiscono insieme per consentire all’individuo di attivare il proprio processo di apprendimento. È impossibile fronteggiare una classe senza fare i conti con le emozioni che la animano: accoglienza e rifiuto, antipatia e simpatia, gioia e sofferenza, interesse e noia, in un continuo intreccio che investe non solo gli studenti che ne fanno parte, ma anche i docenti e, di conseguenza, l’intero processo di insegnamento.
Ne concludiamo che, come scrive il pedagogista Mario Polito in Educare il cuore. Strategie per una comunità che si prende cura delle nuove generazioni, «le dinamiche affettive, motivazionali, relazionali, incidono sull’apprendimento” e, nello specifico, “lo facilitano se sono positive e lo ostacolano se sono negative».
Creare a scuola e in classe un clima positivo, in cui gli studenti siano liberi di emozionarsi, di provare gioia e di farsi coinvolgere dagli argomenti di studio, genera benefici che si ripercuotono non solo sulla crescita interiore di bambini e ragazzi, ma anche sul rendimento scolastico.
È sempre Mario Polito a riportare alcune testimonianze di studenti a cui è stato chiesto: “In che modo le emozioni positive favoriscono l’apprendimento e quelle negative lo bloccano?”. Ne sono derivate risposte come:
«Le emozioni positive emergono quando un argomento mi piace, mi interessa, mi entusiasma. Quelle negative fanno da barriera tra me e il libro, tra me e l’insegnante […]».
«Le emozioni positive emergono quando capisco quello che studio. Quelle negative compaiono quando mi sento deficiente di fronte a un libro incomprensibile».
«Le emozioni positive mi rendono più attento. Invece, quando sono inondato da emozioni negative, non riesco a concentrarmi, ma soprattutto sento una forte spinta ad allontanarmi e difendermi da qualcosa che mi perseguita».
Risposte come queste ci permettono di cogliere senza ulteriori dubbi la forte dipendenza tra educazione emotiva e apprendimento.
Cosa fare con le emozioni negative?
Come già detto, bambini e ragazzi vivono la scuola in un continuo altalenarsi tra emozioni piacevoli e spiacevoli, tra soddisfazione e paura, tra successi e frustrazioni personali. Anche l’elemento dello stress, inevitabile ma estremamente dannoso per lo studente, non è estraneo all’ambiente dell’aula e, pertanto, va contenuto e ridotto tramite miglioramenti sul piano organizzativo, pedagogico e didattico.
Occorre allora che gli insegnanti si facciano sì promotori di emozioni positive, per esempio trasmettendo entusiasmo o incoraggiando gli studenti di fronte alle difficoltà, ma che siano anche in grado di gestire e utilizzare le emozioni negative a vantaggio del percorso formativo.
Come farlo? Nel trovarsi di fronte alle emozioni negative dei suoi studenti, specialmente quelle note per ‘annebbiare la mente’ come la collera o l’odio, l’insegnante può proporre una strategia di distanziamento: calmarsi e valutare dall’esterno la situazione può aiutare a individuare le cause profonde di quello stato d’animo fino a giungere insieme ad una possibile soluzione. È fondamentale anche ascoltare: invitare bambini e ragazzi ad esprimere le loro emozioni permette di sfogarle e, quindi, di superarle e rielaborarle.
Un’ulteriore soluzione indicata da Mario Polito è quella di accogliere e attuare, per quanto possibile, la ‘personalizzazione dello studio’: prestare attenzione alle esigenze degli studenti – ad esempio riducendo i compiti a casa o modificando la tipologia delle lezioni – per consentire a ciascuno di adattare il carico di lavoro al proprio personale stile di apprendimento.
CRESCERE EMOTIVAMENTE COMPETENTI
Come sviluppare le competenze socio-emotive a scuola
di Davide Antognazza
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EDUCARE IL CUORE
Strategie per una comunità che si prende cura delle nuove generazioni
di Mario Polito
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