Digitalizzazione e lavoro sociale ed educativo: il pericolo del “RI”
Dov’è finito quel “sacro furore” che aveva preso gli operatori sociali durante il lockdown nei confronti dell’uso degli strumenti tecnologici? Era sicuramente un furore ambivalente: da un lato si sottolineava la fatica di usarli a causa della poca familiarità, della scarsa competenza posseduta e soprattutto della mancanza di avere una “vera” relazione faccia a faccia con le persone; dall’altro però, superato il primo impatto, si era iniziato a intravvederne le potenzialità. In ogni caso era un furore che faceva discutere.
Dove sono finite tutte quelle domande che ci si faceva sulla possibilità di sfruttare quello che si stava imparando in quei giorni per ampliare le nostre modalità comunicative, per rendere più efficiente il nostro lavoro, per aumentare lo scambio e la costruzione di saperi ed esperienze?
La scomparsa dell’aspirazione al cambiamento
Un silenzio profondo è calato. Non se ne parla più. Si è invece ri-preso a ri-parlare e ri-scrivere di ri-partenza, ri-costruzione, ri-torno, ri-attivazione, ri-lancio, ri-dare. Quell’aspirazione al cambiamento, al cogliere l’occasione per modificare prassi, organizzazioni e strumenti, anche grazie al digitale, sembra scomparso dal dibattito pubblico nel mondo del sociale sotto il potere salvifico del “RI”.
Ora, che il Covid sta drammaticamente smascherando tutto ciò che abbiamo negato nei mesi estivi, da parte nostra vorremmo cogliere l’occasione per ri-attivare non un tema del passato, ma una questione che riguarda il futuro di chi lavora nel sociale. Il tema di una possibile ibridazione (o integrazione) tra gli strumenti classici del lavoro sociale ed educativo e quelli offerti dalla tecnologia. Ma vorremmo farlo andando oltre la semplice discussione sulla possibilità di usare le diverse piattaforme per comunicare a distanza quando la vicinanza non sia possibile. Perché il problema posto in questo modo si esaurisce nel momento in cui non esiste più la costrizione alla distanza.
4 piste per tenere aperto il dibattito su digitalizzazione e lavoro sociale ed educativo
Si tratta di una riflessione preliminare ad una più ampia e necessaria indagine di cui proponiamo almeno quattro piste, come primo spunto e stimolo per avviare e tener viva la discussione su questo tema che per tante ragioni si fa ‘spinoso’:
- L’ambiente digitale come ambiente educativo: immaginare il digitale non solo come un ambiente a cui ricorrere quando la presenza fisica non sia possibile ci sembra un ambito di ricerca affascinante perché non può sfuggire ad alcune domande che vanno a toccare il cuore dell’educazione e dell’identità dell’educatore. Ne citiamo alcune: è possibile l’educazione a distanza? Quali costrutti pedagogici ci possono orientare e per quali aree della relazione umana ed educativa è possibile sviluppare un’educazione a distanza e mediata dal digitale? Quali dimensioni della persona possono essere “educate” grazie gli strumenti digitali e la comunicazione digitale? Esistono dimensioni, aree e strumenti non ancora esplorati? Quali nuove competenze per l’educatore “digitale” del futuro?
- L’uso delle piattaforme per la comunicazione a distanza: dalla fine del lockdown abbiamo progressivamente diminuito il loro uso per tornare, seppur per poco, a re-incontrarci in presenza. Ma quante delle nostre riunioni richiedono realmente la presenza fisica? Quanti risparmi di risorse economiche e di ore di lavoro dedicate agli spostamenti potremmo avere se alcuni di questi incontri continuassimo a farli a distanza? Quale minor impatto ambientale potremmo contribuire a generare se evitassimo gli spostamenti in auto necessari per incontrarci in un luogo fisico? È evidente che il tema posto in questo modo non pone più la questione in termini di sostituzione degli incontri in presenza, ma al contrario di un possibile ampliamento ed efficientamento degli spazi e dei tempi di incontro.
- L’uso della tecnologia digitale per documentare il lavoro: un terzo tema riguarda la possibilità di documentare in maniera costante, continuativa e “smart” il processo di lavoro sociale ed educativo, sogno e terrore di ogni operatore sociale. La digitalizzazione del processo di lavoro può portare con sé almeno due vantaggi:
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- il miglioramento dello scambio di informazioni e conoscenza, in tempo reale, tra i membri di un’équipe di lavoro, tra équipe appartenenti a diverse organizzazioni e istituzioni e, soprattutto, con i cosiddetti “destinatari” degli interventi, realizzando finalmente forme significative di co-progettazione;
- la possibilità di riflettere sui dati qualitativi e quantitativi che via via si raccolgono, per modificare la rotta dell’intervento, quando questo emergesse come necessario e, soprattutto, per darsi spazi certi e sistematici di riflessione e co-apprendimento a partire dall’esperienza e oltre ad essa.
- L’uso della tecnologia per la rendicontazione sociale: il quarto tema si riferisce al fatto che la documentazione digitalizzata dei processi di lavoro e dei suoi esiti potrebbe finalmente darci la possibilità di costruire delle rendicontazioni di ciò che il lavoro nel sociale fa e produce, uscendo da comunicazioni che rischiano di essere retoriche e autoreferenziali. Questo permetterebbe di dare maggior visibilità a questo patrimonio, sia a livello istituzionale e politico, sia nei confronti dell’opinione pubblica, ottenendo un duplice effetto: maggior riconoscimento professionale e maggior impatto sul tema del riconoscimento dei diritti delle persone che si incontrano nei servizi.
Un approccio meno ideologico e più pragmatico al tema del rapporto tra sociale, educativo e digitale, forse ci aiuterebbe non solo a tenere aperta la discussione, ma anche a guardare con più passione al futuro, liberi dal pericolo del “RI”!
a cura di Marco Tuggia e Mattia De Bei
Marco Tuggia è pedagogista, formatore, consulente educativo. Per edizioni la meridiana ha pubblicato “L’educatore geografo dell’umano. Accompagnare famiglie con bambini in situazione di vulnerabilità” (2020). Per informazioni: marco.tuggia@gmail.com
Mattia De Bei è ingegnere informatico, coordinatore di servizi educativi in area minori, famiglia e grave marginalità, progettista sociale. Per informazioni: mattia.debei@gmail.com
Insieme, condurranno il seminario online “Il rischio del RI” venerdì 27 novembre dalle 11 alle 13 per approfondire il tema del rapporto tra digitalizzazione e lavoro sociale ed educativo. La partecipazione è gratuita, segui il link per iscriverti.
Immagine: Ken Friis Larsen su Unsplash.