La politica della solidarietà rallenta il contagio: scacco matto a Darwin e Johnson
Charles Darwin l’aveva spiegato: la lotta per la sopravvivenza passa dalla relazione predatore-preda. Il predatore eliminerà le prede più deboli. La selezione esercitata dal predatore renderà la popolazione delle prede mediamente più forti e resistenti. Una preda più forte e resistente eserciterà una selezione sui predatori. Solo i predatori meglio adattati sopravvivranno. La selezione esercitata dalla preda renderà la popolazione dei predatori più efficiente. Una popolazione di predatori più efficiente eserciterà una pressione selettiva sulle prede e così via.
Il virus SARS-Cov-2, che ha generato la pandemia di coronavirus del 2019 (COVID-19), è il predatore. Dopo il salto di specie, noi siamo diventati le prede del SARS-Cov-2. Prede prive di difesa immunitarie, quindi facili prede. Lasciato a se stesso, il SARS-Cov-2 eliminerà gli esseri umani più fragili e deboli. Nel frattempo, una parte della popolazione umana svilupperà gli anticorpi necessari a sopravvivere. In altre parole, la pressione selettiva esercitata dal SARS-Cov-2 renderà la popolazione umana mediamente più forte e resistente.
Questa sembra la tesi del premier britannico Boris Johnson, che ha avvertito i suoi concittadini: “Non faremo nulla. Molte famiglie perderanno i propri cari”. Abituatevi all’idea, dice Johnson. È il darwinismo sociale, teorizzato nel XIX secolo da Herbert Spencer e applicato ad una crisi del XXI secolo. Johnson non ha inventato niente: il darwinismo sociale è una teoria sociopolitica elaborata a partire da una possibile interpretazione del pensiero di Darwin. Che si riassume in un concetto molto semplice: lascia fare alla Natura.
L’unicità della specie umana: Johnson non ha ragione
Ma è l’unica politica possibile? Se noi fossimo semplici mammiferi con una corteccia prefrontale limitata, allora probabilmente avrebbe ragione Johnson. In realtà gli esseri umani sono il frutto di una lunga storia evolutiva che ha avuto una svolta cruciale quasi 2 milioni di anni fa, quando un australopiteco ha cominciato a costruire oggetti (ciottoli acuminati) che non gli sarebbero serviti subito, ma dopo. Era un australopiteco capace di previsione. Capiva che un oggetto poteva essere utile più tardi. Questa capacità di previsione trasformò l’australopiteco in Homo habilis. Un gesto semplice, apparentemente insignificante, fece fare un salto evoluzionistico a questi ominidi bipedi, dando origine a un intero nuovo genere, il genere Homo.
La capacità di fare previsioni è all’origine del nostro successo evolutivo. Essa risiede nella corteccia prefrontale, che è particolarmente sviluppata nella specie Homo sapiens. Noi utilizziamo la corteccia prefrontale per studiare il virus, per analizzarne la struttura genetica, per comprenderne la strategia di diffusione e abbiamo elaborato un insieme di tecnologie – concentrate nei reparti di terapia intensiva dei nostri ospedali – che ci consentono di affrontare al meglio l’aggressione del virus. Tecnologie che aumentano le possibilità di sopravvivenza, incrementando quindi la fitness reale di ciascun individuo.
Purtroppo, però le tecnologie sono costose. Probabilmente in Italia non abbiamo le risorse economiche per creare qualche milione di posti letto in terapia intensiva e curare tutti contemporaneamente quando la pandemia raggiungerà il picco di infezione. Ecco quindi che diventa cruciale la solidarietà umana, un’altra caratteristica che ci rende (quasi) unici nel mondo vivente. Siamo cioè capaci di tenerezza ed empatia. Siamo capaci di solidarietà. E siamo capaci di previsione.
Oltre il darwinismo sociale: una strategia politica diversa
Possiamo dare vita a una strategia politica diversa: rallentare il contagio, per rendere possibile curare tutti, ma non contemporaneamente. Per rallentare il contagio è necessario diminuire il numero di contatti. Questa è la strategia adottata dal nostro Governo. Non è detto che funzioni. Ma sono orgoglioso del mio Paese, che proverà a dimostrare che noi umani siamo creature evolute, intelligenti e capaci di compassione.
a cura di Giuseppe Barbiero
Giuseppe Barbiero, biologo, è ricercatore di Ecologia all’Università della Valle d’Aosta – Université de la Vallée d’Aoste.
Per approfondire i temi della cura per gli altri, sfoglia i nostri libri dedicati al sociale.
Immagine: Giorgio de Chirico, Il figliuol prodigo