Cronache dal Futuro / 27-05-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
Come una realtà virtuale
Nonostante siano passati ormai vent’anni, ricordo ancora come se fosse ieri quel periodo di crisi generato dal Covid-19. Avevo a malapena iniziato la prima media quando una sera fu annunciato il “lockdown” nazionale. Una parola che non conoscevo ma che cambiò radicalmente le nostre vite e abitudini. A causa di quel virus, invisibile all’occhio umano, le vite di tutti furono stravolte, anziani, adulti, adolescenti e neonati, costrinse tutti a restare a casa. Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che una cosa così piccola abbia potuto provocare migliaia di morti e distruggere intere famiglie. Tuttavia, anche se quello è stato un periodo di crisi, non bisogna dimenticarlo, perché da quel momento le persone sono cambiate e anche io ho imparato ad amare e ad apprezzare di più molte cose.
Tutti avevano paura per sé, per i propri figli, nipoti, zii e nonni, avevano paura del contagio e della morte improvvisa. Ma questo virus non generò soltanto paura ma ci tenne tutti lontani. Eravamo costretti in casa, senza nulla da fare, senza poter vedere i nostri amici o familiari se non con una videochiamata. Anche se per una valida ragione, mi sentivo privata di tutto: amici, scuola, sport, della libertà di vivere a pieno la mia adolescenza. Questa pandemia mi ha cambiata profondamente. Prima di avere dodici anni, io non avevo mai visto un telegiornale. So che la cosa potrebbe sembrare assurda, ma lo facevo perché spesso (anzi, sempre) volevo isolarmi dalla realtà. Purtroppo, con il Covid-19 non potevo farlo avevo bisogno di capire cosa stesse accadendo nel mondo, avevo bisogno di sapere. Io che frequentavo la prima media, io che stavo diventando grande, non potevo continuare ad essere indifferente e all’oscuro di tutto. Dovevo comprendere il motivo per cui tutti dovevamo fare quello che ci dicevano, senza poter scegliere: era arrivato il momento di crescere ed affrontare la realtà, anche se crudele e assurda.
Nel periodo del lockdown, mi sentivo molto depressa e mi mancava andare a scuola anche più di quando ero in vacanza, perché temevo di non poterci ritornare mai più. Spesso mi sono sentita male anche fisicamente e dopo diversi accertamenti, i medici dissero ai miei genitori che era un malessere generato dal periodo che stavo vivendo e che aveva colpito molti ragazzi della mia età. Piano piano l’ho superato e a casa ho trovato diversi modi per distrarmi e non pensare alle cose brutte, leggendo molti libri, guardando tanti i film, scrivendo storie fantastiche e seguendo dei corsi di disegno online. Ma comunque mi sentivo come vivere in una realtà virtuale, lontano da tutti e ciò che mi mancava di più erano i sorrisi della gente.
Quelle poche volte che sono uscita di casa, nessuno sorrideva o, se lo faceva, era un sorriso incerto, celato dalla mascherina. C’era molta paura nell’aria e anche noi adolescenti non scherzavamo più come prima, diventando più maturi e consapevoli che il mondo non è (purtroppo) “tutto rose e fiori” come ci facevano credere da bambini. A causa del Covid-19 mi sono resa conto che il “bene” non trionfa sempre sul “male”, inoltre, fino a qualche mese prima di quel periodo di crisi, non avevo mai capito che cosa fosse davvero la paura di perdere qualcuno a te caro.
Dopo il lockdown di marzo 2020 iniziammo a fare lezione in didattica a distanza. Anche se riuscivamo a vederci grazie ai computer, per me non era come andare a scuola e nulla era paragonabile ad una lezione tenuta in classe. Poi a settembre siamo rientrati in classe, ma tutto era cambiato. Ognuno aveva il proprio banco ed era obbligatorio indossare la mascherina: è stato difficile per me i primi tempi sopportarla tutto il tempo. Ognuno doveva restare a distanza e seduto al proprio banco, niente più uscite, niente più abbracci e assembramenti. Lo stare insieme era diventato improvvisamente una colpa, una cosa da non fare. Il COVID-19, come il più temibile terrorista, generò orrore e paura, rendendo il futuro incerto e il presente distrutto. Ora che tutto è finito, l’Italia e tutto il mondo hanno ripreso a “respirare”, nessuno poteva (e tantomeno voleva) più sopportare la mascherina, le persone passeggiano felici, vedo il sorriso sulle loro labbra e finalmente siamo liberi di vivere le nostre vite, senza avere paura.
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.