Cronache dal futuro / 25-02-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
Racconterò della responsabilità che ho deciso di mettere in ogni singolo gesto
Tra 20 anni, quando mi chiederanno di spiegare quanto successo nel 2020, penserò a questo periodo con grande tristezza. Racconterò della paura che avevo per i miei genitori e per la mia famiglia, la paura di essere la causa di qualcosa di brutto e poi racconterò della responsabilità che ho deciso di mettere in ogni singolo gesto.
Appena iniziati i contagi ho limitato i miei spostamenti, volevo che casa mia fosse una bolla sicura e non volevo assolutamente portare il virus a casa; poi è arrivata la quarantena. Per quanto riguarda i molteplici problemi legati a questo periodo di blocco, sicuramente verranno raccontati nei libri di storia, infatti io parlerò di ciò che ho provato io (tutti l’hanno vissuto in modo diverso).
La quarantena ha portato, nel mio caso, a stare tutto il tempo con la mia famiglia e… wow. Sono stata davvero bene, ho apprezzato ogni singolo pasto, ogni singolo momento assieme perché sapevo che attorno a me non tutti avevano questo privilegio. Frequentavo le lezioni online… che periodo strano; consapevole di essere verso la fine dell’anno scolastico aumentava la “pressione” per riuscire a finire con dei buoni risultati, tutti gli impegni erano saltati (viaggio in Francia, Erasmus ed esame di certificazione) e la fatica di rimanere concentrati si faceva sentire. Nonostante ciò mi sentivo in una bolla di sapone, tutti eravamo al sicuro nella nostra casa. Purtroppo però siamo stati ‘toccati’ da vicino da questo Covid-19. Il giorno prima della festa della mamma, mia mamma ha perso un fratello; avrebbe dovuto operarsi per altri problemi ma una volta arrivato in ospedale ha contratto il virus. Qualche giorno prima del 12 marzo (compleanno di mia mamma), un’altra sorella di mia mamma se n’è andata. La tristezza e il dolore nel vedere mia mamma in lacrime non li dimenticherò mai.
Molte persone sono morte senza nessuno a fianco, di conseguenza tutti i loro cari non hanno potuto dare loro l’ultimo saluto, credo non ci sia una morte peggiore.
Mi ricordo anche quanta rabbia provavo nel vedere la gente che non rispettava le regole, la gente che non comprendeva la gravità della situazione e i comportamenti indifferenti di tante persone. Quanto fastidio mi davano i ragazzi che a scuola si sentivano invincibili, senza la mascherina, a minimizzare quanto stava succedendo.
Nonostante ciò, oggi racconto questa storia con fierezza, sì, sono fiera del mio Paese. Grata di essere italiana perché non c’è stato modo migliore di gestire questo caos. Siamo tutti pronti a giudicare, ma io vorrei sapere cosa avrebbero fatto tutti coloro che giudicano, al posto di chi “dettava le regole”.
Mi ricordo la prima volta che, finita la quarantena, sono uscita. Che strano, sembrava un film paranormale. Sono uscita giorni dopo la fine del lockdown, avevo ancora molte preoccupazioni; ero andata a fare la spesa con mia mamma. Appena scesa dalla macchina ho visto tutti con la mascherina, non c’è da stupirsi perché era una regola, ma invece io un po’ sorpresa lo ero. Sappiamo benissimo che c’è sempre qualcuno che va contro le regole ma quel giorno in particolare tutti le seguivano; era bello vedere le persone corrette e solidali.
Le conseguenze di questo periodo le abbiamo vissute per molto tempo, ci abbiamo messo tanto per rialzarci ma ormai ce l’abbiamo fatta. Ogni settore, ogni campo si è organizzato, per esempio io, che all’epoca avevo 18 anni, sono riuscita a tornare a scuola. La mia scuola era davvero organizzata, ingressi divisi, orari diversi, solamente metà classe era presente e l’altra metà seguiva tramite le videolezioni. Non sapevamo quanto ci sarebbe voluto prima di tornare alla normalità totale, alcuni dicevano nell’estate 2021, altri dicevano mai. Come si può vedere oggi molte precauzioni sono ancora presenti, le persone che hanno vissuto questo periodo hanno paura di riviverlo nonostante sia passato molto tempo e quindi continuano ad avere qualche accorgimento in più. Non esiste una vera e propria data di fine, tutto è avvenuto in modo molto graduale. Il vaccino di cui si parlava tanto arrivò nella primavera del 2021. La popolazione era divisa a metà, farlo o no? Ognuno aveva le sue idee e le sue preoccupazioni, quindi è stata una scelta del tutto personale.
Ora che ci sto ripensando mi viene un sorriso, penso al tempo trascorso con la mia famiglia, penso alla grandezza e bellezza del nostro Paese, penso alle emozioni provate nel rifare tutto per la prima volta dopo la quarantena. Penso però anche a tutte le persone che hanno perso la vita, penso a chi ha perso qualcuno e penso a chi ha perso il lavoro e mi sopraggiunge un po’ di malinconia.
Ciò che mi sento di dire è di capire l’importanza delle singole cose, anche quelle che vi sembrano più banali, non vogliamo che vi vengano private le cose fondamentali come è successo a noi, quindi date un abbraccio in più e preferite incontrare le persone piuttosto che stare chinati sul telefono 24 ore su 24.
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.