Cronache dal futuro / 11-02-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
Non dimenticare cosa siamo stati capaci di creare
Cara Priscilla,
ciò che l’intera umanità ha fronteggiato nel 2020 è stata una crisi globale, forse la più grande crisi della nostra generazione, considerata da alcuni come una guerra. La mia generazione, e ovviamente anche quella dei miei genitori, non aveva mai vissuto un’emergenza di tale grandezza; abbiamo sempre ascoltato con interesse e attenzione i racconti di guerra dei nostri nonni e bisnonni ma sempre con un po’ di distacco e con un atteggiamento di lontananza poiché riguardavano una fase storica che ormai avevamo lasciato da decenni.
Nel dicembre 2019 un giovane medico cinese di Wuhan fu il primo a dare l’allarme sulla possibile diffusione epidemiologica di un nuovo virus apparso al mondo come “Covid-19” e quando, il 5 febbraio attraverso i media, in Italia arrivò la notizia del suo decesso ha avuto inizio un susseguirsi infinito di casi di contagio.
Dall’8 marzo, Festa della Donna, tutto il territorio nazionale è stato dichiarato zona rossa e gli italiani sono stati costretti a ritirarsi tra le mura domestiche. Le attività didattiche sono state sospese e molti professori e alunni inizialmente non sapevano come muoversi, ma pian piano si è cercato di risolvere il problema utilizzando anche le piattaforme messe a disposizioni dallo Stato per questa situazione di emergenza.
Il nuovo coronavirus ha cambiato la vita di tutti, nei piccoli e grandi gesti e nelle abitudini quotidiane. C’è chi ha passato quelle giornate facendo lo psicologo e dicendo a tutti di stare a casa, chi ha cercato di andare controcorrente lanciando l’hashtag #iononrestoacasa, c’è chi ha scritto nuovi pezzi di canzoni sul virus e chi è andato a correre per la prima volta nella sua vita. C’è chi usciva con la mascherina in giardino e chi non l’avrebbe indossata neanche nei posti più affollati.
Ci è mancata la nostra vita, le nostre abitudini; abbiamo capito quanto la normalità sia davvero importante.
Infine, personalmente ritengo che in un periodo storico in cui esisteva solo l’io abbiamo riscoperto uno spirito di collettività che non avrei mai immaginato e sono convinta che, quando tutto questo sarà finito in modo definitivo, sforzarci a non dimenticare cosa siamo stati capaci di creare aiutandoci l’un l’altro potrebbe contribuire a migliorare noi stessi e il nostro futuro, soprattutto dalla parte di noi ragazzi.
La mancanza del contatto fisico
Caro bambino,
è strano pensare a quei giorni ormai così lontani, ma che sembrano essere passati solo ieri. È strano pensare che il Covid-19 sia arrivato così all’improvviso e che ora sia solo un ricordo. È strano pensare che io stessa l’ho vissuto e che ora si può trovare nei libri di storia. Di solito a scuola si è abituati a leggere di guerre mondiali, battaglie e pandemie come la peste, ma mai avrei immaginato di vivere un momento così importante tanto da cambiare l’intero mondo.
Vent’anni sono passati e se ci penso non me ne capacito ancora. È stato un periodo difficile per me. La scuola online, il lockdown… dovevamo stare chiusi in casa e non potevamo uscire nemmeno per fare una passeggiata. Dopo mesi però siamo ritornati a studiare tra i banchi, a lavorare e a incontrarci, ma sempre con le giuste precauzioni come mascherina e igienizzante. La sensazione più dolorosa però è stata la mancanza del contatto fisico: non potevamo abbracciarci, baciarci, stringerci la mano o semplicemente toccarci.
Penso che questo sia stato il maggior problema tra tutti e sai perché, bambino? Il 2020 non è stato solo l’anno del coronavirus, bensì è stato anche l’anno dove è più importante pubblicare una foto sui social che vivere il momento. È stato l’anno dello scriversi attraverso uno schermo piuttosto che conoscerci e viverci realmente. È stato un anno brutto ma anche bello per certi versi; sai, avevo imparato che pure le cose semplici e quotidiane contano, perché quando non le hai ti mancano e non puoi sostituirle perché sono uniche.
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.