Cronache dal futuro / 08-07-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
Il lato positivo
Non mi sarei mai aspettata di trovare questo oggetto ormai antiquato e che usavo quando ero ancora giovane e non necessitavo della tintura per capelli per nascondere le mie ciocche grigie o delle creme antirughe. La chiavetta USB che ho scovato nel cassetto è stata una piacevole e malinconica scoperta, ma più di tutte, mi ha spinto a farmi una domanda: “Davvero all’età di diciassette anni conservavo i miei ricordi e le mie foto più preziose in questo piccolo oggetto?”. È inutile, e piuttosto imbarazzante, raccontarvi delle buffe e particolari immagini del periodo della mia adolescenza, per questo mi soffermerò su un anno in particolare che, grazie a queste foto, mi è tornato in mente. Ebbene sì parlo proprio di vent’anni fa, il 2020.
Il 2020 è stato uno degli anni della mia vita che mai potrò scordare e i cui ricordi, seppur la maggior parte tristi, non dimenticherò mai. Sembra ancora strano, impossibile e poco credibile il modo in cui, da un giorno all’altro, il mondo fu travolto e sconvolto, ritrovandosi a lottare contro un virus che tutti avevamo sottovalutato e di cui poco sapevamo. All’età di diciassette anni ho dovuto fare a meno della scuola in presenza, accontentandomi di quella virtuale, dei miei amici, dei miei cari e della mia vita sociale al di fuori delle mura dell’appartamento in cui ero nata e cresciuta.
Mi sono ritrovata a ricordare con nostalgia l’ultimo giorno di libertà che aveva preceduto la pandemia, ovvero il 22 febbraio 2020. Un giorno che ricordo bene come se fosse accaduto l’anno scorso; ero uscita, accompagnata dalla mia migliore amica, in centro. Avevamo fatto il nostro solito giro per la città e ci eravamo fermate in uno dei bar affollati dai ragazzi della nostra età. Mi sono goduta il chiacchiericcio e il chiasso confuso presente nei luoghi pubblici, ho fotografato le risate spensierate e i sorrisi non coperti dalla mascherina, ho usufruito di ogni istante di libertà perché, per i mesi che hanno seguito quel giorno, mi sono ritrovata chiusa in casa per un lungo e interminabile tempo.
Da un momento all’altro, sono passata dal guardare raramente il telegiornale a non attendere altro che il resoconto della giornata in cui venivano comunicati i numeri dei contagi, sperando che fossero il meno possibile e che, per magia, quella pandemia scomparisse.
Eppure, nonostante le cose che mi sono state tolte con la forza, non posso fare a meno di sentirmi fortunata. Ero a casa, circondata dal calore dei miei genitori e dei miei fratelli, ero in piena salute, e così i miei cari, e avevo tutto ciò di cui potevo aver bisogno in quel periodo buio.
Può sembrare poco carino da dire, visto il modo in cui la pandemia ha distrutto la vita di moltissime persone nel mondo, ma essa mi ha regalato numerosi insegnamenti fondamentali e momenti felici. Sono riuscita a stringere un rapporto più profondo e solido con i miei genitori, lasciando da parte i disaccordi ben presenti nel periodo dell’adolescenza, ho iniziato a capire ciò che è più importante in questa vita e che non sempre abbiamo bisogno del superfluo per stare bene e sentirci felici, possono bastare una serata film con la famiglia. Ho appreso che non bisogna mai dare niente per scontato e che posso ritenermi la persona più fortunata del mondo ad avere i miei cari attorno a me ed una buona salute e, per ultimo ma non d’importanza, ho finalmente imparato a fare una pizza che può essere mangiata senza il rischio di un avvelenamento.
Questo è stato il mio 2020, con i suoi momenti belli, tristi e scoraggianti. Un anno in cui ognuno di noi ha pensato di non farcela, ma che alla fine abbiamo superato.
Un anno che ha segnato la mia adolescenza
Cari genitori,
vi scrivo questa lettera per ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me; vi sembrerà strano detto così e vi domanderete: perché lo dice ora?
Ve lo spiego immediatamente: mezz’ora fa la vostra cara nipotina Leyla mi ha chiesto di raccontarle il 2020 perché doveva fare un progetto assegnato a scuola.
Devo essere sincera, non è stato facile ricordare l’anno della pandemia e tanto meno raccontarlo a mia figlia; mi sono fatta coraggio e ho iniziato parlando dell’improvvisa quarantena dopo le vacanze di carnevale: inizialmente ero felice di quella ‘’vacanza’’ che sarebbe dovuta durare una o al massimo due settimane, non potevo sapere che sarebbero stati tre lunghi mesi.
La situazione in Italia era tragica, tutti erano chiusi nelle proprie case sperando di tornare a scuola e soprattutto di lavorare, purtroppo molte persone in quei mesi sono rimaste senza lavoro e reddito, abbandonate da tutti e tutto, pure dallo stato.
Per fortuna non è stato il nostro caso, mi ricordo di quanto mamma ha cercato di aiutare le persone in difficoltà anche da lontano tramite beneficenze e raccolte di fondi, grazie a te ho imparato l’importanza dell’aiutare e dello stare accanto alle persone bisognose. “Non fare mai quello che non vorresti che gli altri facessero a te” lo ripetevi sempre, tanto che è diventata la tua frase.
A casa nostra il tempo della quarantena procedeva lentamente: al mattino seguivo le videolezioni, una novità per me che non sapevo nemmeno usare bene il computer, tanto meno ero abituata a passarci cinque o sei ore al giorno; il pomeriggio dopo pranzo solitamente mi spostavo in giardino a fare i compiti e prendere il sole, era il mio momento preferito della giornata, i pensieri negativi svanivano e intorno a me c’era solo tranquillità, musica e un gatto randagio che amava le nostre rose.
La sera aiutavo mamma a preparare la cena oppure papà ad annaffiare le piante mentre mio fratello più piccolo giocava col gatto. Dopo cena mi ricordo che guardavamo un film tutti insieme mangiando qualche snack e poi tutti a dormire.
Questa è stata la nostra quotidianità durante la quarantena, ho cercato di viverla nel modo più felice possibile rimanendo positiva, purtroppo dopo un po’ quella nuova quotidianità non faceva più per me, nonostante avessi la mia famiglia vicino, sentivo la mancanza di abbracciare le mie amiche, di andare in Bosnia dalle nonne o semplicemente di andare a correre.
Questa mancanza lentamente si è trasformata in tristezza e preoccupazione, che è svanita soltanto dopo un anno, non è stato per niente facile superarla, e se non ci foste stati voi probabilmente non ce l’avrei mai fatta, dovete sapere che ve ne sarò per sempre grata. Quando avete notato che non ero più la stessa siete intervenuti senza esitazione, avete cercato di rallegrarmi e farmi capire di non essere mai sola.
A Giugno finita la quarantena e la scuola, mi avete permesso di uscire il più possibile per recuperare il tempo perso di quei tre mesi, non ve l’ho mai detto ma adottando questo comportamento mi avete reso più forte, aiutato e compreso.
L’estate 2020 è stata molto bella, tutti sembravano felici perché la vecchia normalità stava ritornano lentamente tra di noi, a settembre anche le scuole hanno riaperto anche se con molte restrizioni ed io ero felice, sapevo che c’era bisogno di regole e le rispettavo perché non volevo ritornare nuovamente in quarantena.
Ma poi le restrizioni ogni mese continuavano ad aumentare, ormai non si sapeva più cosa si potesse fare e cosa no, il culmine è stata la chiusura delle superiori, dopo di che la mia ansia è continuata ad aumentare andando ad influire anche sulla mia salute.
A Dicembre ho detto addio al 2020, un anno che non dimenticherò mai, un anno che ha segnato la mia adolescenza, un anno particolare per tutti i suoi aspetti, un anno che non vorrei rivivere mai più.
Grazie di esserci sempre stati mamma e papà.
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.