Cronache dal futuro / 01-07-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
La mia vita da adolescente in quarantena
Carissima Francesca,
molte volte mi hai chiesto come io sia riuscita a superare il periodo di pandemia quando ero ragazzina e avevo la tua età, ma non ti ho spiegato precisamente come mi sono sentita. Con questa lettera voglio farti conoscere tutto quello che ho provato.
Come posso dimenticare l’anno 2020, un periodo così difficile ma che allo stesso tempo, sotto certi aspetti, si è dimostrato utile. A quell’epoca avevo quindici anni, quando ci misero in quarantena per ben tre mesi. Tutta l’Italia era obbligata a rimanere a casa e si poteva uscire solo per acquistare i beni di prima necessità. Per un’adolescente non è stata di certo una bella notizia, dato che non si poteva uscire, incontrare gli amici, andare a feste e svagarsi. Difatti, l’unico modo per vedere i miei coetanei era tramite uno schermo. A quel tempo non potevamo andare a scuola, perché la situazione era molto grave, quindi facevamo lezioni a distanza via internet. Per quanto mi riguarda, passai con serenità questa quarantena perché bisogna sempre guardare il lato positivo delle brutte cose e io riuscii a trovarlo. Pertanto, posso dire che essere stata in quarantena non fu affatto faticoso per me.
Io sono riuscita a recuperare un bellissimo rapporto con la mia famiglia, che tuttora ho. Prima della pandemia eravamo distaccati, tutto ciò quindi è servito a riappacificarsi e creare un legame straordinario tra noi. Prima, quando uscivo con i miei amici, rientravo a casa con dispiacere perché per me significava la fine di una giornata, e mi infastidiva solo al pensiero di sedermi a tavola con i miei genitori e parlare con loro. Dopo il periodo di pandemia, invece, non vedevo l’ora di tornare a casa per passare del tempo in loro compagnia, per divertirci insieme e confidare loro le mie cose private. Ovviamente, le giornate a volte potevano diventare noiose, ma io non mi arrendevo, anzi, io e i miei genitori cercavamo di occupare il tempo con giochi, film, la cucina e trovare spazio per noi stessi.
Il periodo più brutto arrivò a marzo quando persi mia nonna. La cosa che mi rattrista maggiormente, forse dovuta anche alla rabbia, è che non riuscii a vederla, toccarla e passare con lei gli ultimi giorni di vita. Eravamo tutti a casa e una persona normale potrebbe pensare che, in quel momento così cupo, stare rinchiusi avrebbe peggiorato le cose. Invece, nel mio caso andò diversamente. Ovviamente a lei pensavo costantemente, ma in modo felice: ricordavo il tempo passato insieme ed ero grata di aver avuto una nonna come lei. Grazie al sostegno della mia famiglia, riuscimmo a superare insieme questo evento drammatico. Poi arrivò maggio: pian piano quel brutto periodo se ne stava andando e finalmente, dopo tanto tempo, rividi le mie migliori amiche. Riuscivamo a vederci ogni sabato, se ci penso ora erano strani incontri: dovevamo indossare la mascherina, avere dei guanti ed essere distanziate almeno un metro. Ma per vederci l’unico modo era rispettare le regole.
Indubbiamente quel periodo è stato utilissimo anche dal punto di vista della mia crescita personale: ero diventata più matura; ormai tutte le piccole cose come fare una passeggiata, un saluto e un semplice abbraccio non le davo più per scontate. Ciò ha scatenato in me una forte sensibilità che prima non avevo e che tutt’ora ho. Cara Francesca, stai vivendo gli anni più belli della tua vita, ma con questa lettera voglio anche dirti che, se volessi migliorare i rapporti con la tua famiglia, amici o cercare di maturare, puoi anche non aspettare una pandemia mondiale, ma cominciare da subito.
Spero di averti fatto capire come ho vissuto la mia vita da adolescente in quarantena, che alla fine non si è rivelata troppo dura.
Ti abbraccio forte.
Nel giro di poche ore le strade diventarono deserte
Aprile 2040. Ancora oggi, nonostante siano passati molti anni, ho dei ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, pensieri che a volte sono felici mentre altre volte hanno uno sfondo negativo.
Ovviamente i migliori sono sempre quelli positivi caratterizzati da baci, abbracci e momenti condivisi con amici e parenti, ma oggi vorrei parlarti di un determinato periodo che ha sconvolto le vite di tutti noi e in cui quelle cose, che tanto amavamo fare, sono diventate proibite e sconsigliate per tutelare noi e i nostri cari.
Era da poco arrivato il 2020 quando dalla Cina è giunta la notizia di una strana malattia, ancora sconosciuta, che condannava le persone a giacere su un letto d’ospedale; qui nel nostro Paese sembrava solo una brutta storia e nessuno si sarebbe aspettato che in così poco tempo questo virus avrebbe causato una pandemia globale.
È fine febbraio quando anche in Italia viene accertato il primo caso, il famigerato “paziente 0”, da quel momento iniziano una serie di restrizioni e ordinanze per cercare di limitare il contagio, ma gli sforzi di migliaia di persone sembrano svanire e il governo proclama un lockdown nazionale; nel giro di poche ore le strade diventano deserte, i negozi calano le saracinesche e per spostarsi bisogna portare con sé una dichiarazione scritta che certifichi l’estrema necessità dello spostamento eseguito.
Il lockdown è durato più del previsto e le persone durante i lunghi mesi di “prigionia” si sono inventate cose bizzarre ma allo stesso tempo molto divertenti come ad esempio i concerti dai balconi o le gare di cucina su Instagram.
Durante la quarantena io ho potuto trascorrere più tempo con la mia famiglia dato che, normalmente, non stiamo molto spesso tutti assieme perché i miei genitori lavorano e io e le mie sorelle oltre all’impegno scolastico pratichiamo dello sport. Con loro ho potuto fare numerosi giochi da tavolo, preparare molte torte e ho giocato con le mie sorelle come non facevo da tempo; inoltre, siccome in quei mesi anche la pallavolo aveva subito uno stop, ho usato parte del mio tempo per allenarmi da sola oppure facendo delle videochiamate con tutta la mia squadra.
Durante quel brutto periodo mi sono sentita una persona abbastanza fortunata poiché, abitando in una casa abbastanza spaziosa e con un grande giardino, ho potuto comunque passare del tempo all’aria aperta e distrarmi un po’, ma conosco delle persone che questa mia stessa fortuna non l’hanno avuta e sono state molto male soprattutto dal punto di vista psicologico; questa pandemia infatti non ha portato alla luce solo dei problemi economici e sociali ma ha anche suscitato delle difficoltà di carattere morale soprattutto tra noi giovani che eravamo abituati a vedere tutti i giorni i nostri amici e le persone a cui volevamo più bene; pensa che a quei tempi anche la scuola, che avevamo tanto odiato, ci mancava perché era una condivisione di momenti felici e risate con i nostri compagni.
In questo periodo, però, ci sono stati anche degli aspetti positivi e molto umani che hanno fatto sentire tutti più vicini e che hanno dato speranza anche a chi ormai l’aveva persa da tempo; ad esempio, oltre ai concerti dai balconi che hanno trasformato le più grandi città in stadi pieni di gente, ci sono state anche delle persone che hanno dato il loro contributo per aiutare chi si trovava più in difficoltà portando cibo, medicinali e tutto il necessario per vivere direttamente a casa di chi ne aveva bisogno.
Io spero che quello che abbiamo imparato di buono durante quell’anno difficile sia stato utile per rendere il mondo un posto migliore per le generazioni future come la tua.
M.B.
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.