Cronache dal futuro / 04-03-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
Perfino la scuola ha cominciato a mancarmi
Il 2020 è stato un anno inaspettato, turbolento, dove per mesi abbiamo dovuto vivere chiusi in casa, potevamo uscire solamente per fare la spesa.
È stato veramente brutto passare 24 ore in casa per mesi senza poter incontrare gli affetti più cari. L’unico modo per sentirli e vederli era tramite le videochiamate, metodo che la maggior parte delle persone non aveva mai provato.
Molta gente ha sofferto di depressione, perché si è ritrovata chiusa in casa e magari anche da sola. Per me è stato più brutto l’inizio perché sono passato dall’andare a scuola e al vedermi con i miei amici e con i miei familiari, al dover stare chiuso tra quattro mura, le uniche persone che vedevo “dal vivo” erano i miei genitori.
Ad un certo punto perfino la scuola ha cominciato a mancarmi, cosa che non avrei mai pensato in una “situazione normale”.
Il virus ha rivoluzionato tutto, dal modo di vivere, al lavoro, alla scuola. Dopo la prima ondata, ognuno ha capito che con la salute non si scherza perché è la cosa più importante che abbiamo, anche perché senza di lei non esisteremmo.
Sembravamo dei robot appena sfornati da una nuova fabbrica
Il 2020 è stato un anno molto difficile, pieno di emozioni e rimpianti che dal passato sono emersi durante il lockdown, mentre ero in quarantena.
Il coronavirus era appena stato nominato quando nel giro di una/due settimane tutta Italia si è ritrovata a dover cambiare il ritmo frenetico di sempre e a fare amicizia con la tranquillità ed il silenzio assordante nelle strade solitamente trafficate.
Nel giro di queste due settimane aveva chiuso anche la scuola; ero in quarta superiore, e l’assenza della migliore amica a della compagna di banco si faceva sentire, vederle solo attraverso uno schermo ti faceva star male ma soprattutto l’armonia che c’era in classe mancava.
Noi sembravamo robot appena sfornati da una nuova fabbrica costruita in città. Non potevi fare nulla: dovevi stare a casa e se volevi uscire per fare una passeggiata dovevi stare entro i 500 metri con mascherina e guanti; gli amici non potevi vederli, le strade deserte, quasi nessuno al lavoro e di conseguenza avevi un po’ più tempo da passare con la famiglia dove potevi iniziare a capire il vero valore… le mamme d’improvviso erano diventate tutte cuoche provette e sfornavano pizze, pane, dolci (ero ingrassata di 10 chili), iniziammo a giocare a carte tra di noi e forse per questo iniziai a sentirmi un po’ più vicina ai miei genitori che praticamente non vedevo quasi mai poiché erano sempre a lavoro, eravamo proprio una bella famiglia.
Ma la situazione peggiore soprattutto è stata la scuola difficile da gestire, tutto online e a settembre quando siamo ritornati ci siamo trovati catapultati in un luogo quasi sconosciuto: gel dappertutto, disinfettanti, mascherine che potevi togliere solo con il permesso dei professori, compagni distanti un metro da te e soprattutto metà classe in presenza e metà classe a casa collegata con il computer.
Io direi che è stato l’anno peggiore della mia vita, un anno vuoto, incompleto, e le emozioni sono state il culmine, tutto mischiato e finivi per non capirci più niente e ti venivano le crisi isteriche. Bruttissimo.
Dirò che ho salvato il mondo
Dirò che ho salvato il mondo assieme a tutte le persone che sono state semplicemente a casa. Quella che all’inizio sembrava una cosa bella, stare a casa, meno scuola, più relax, ecc… dopo un mese si è rivelato un inferno. Abbiamo trascorso due mesi in quarantena. Le strade deserte, sembrava un’apocalisse.
Sinceramente qualche volta mi sono incontrato con i miei amici, la sera imboscati nei peggiori posti per non prendere multe salate perché in quel periodo la situazione economica delle famiglie non era una delle migliori.
Ogni volta che annunciavano uno spazio di libertà in più, tutti ci speravano ma alla fine veniva sempre prolungata la quarantena. Alla fine abbiamo superato il lockdown ma con estrema difficoltà perché nessuno era pronto per un’epidemia. In una settimana sono passato dalla sera in discoteca a non poter uscire di casa se non con un’autocertificazione, la maschera e i guanti.
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.