“Cosa posso fare per te?”: alla ricerca di una nuova prossimità
Dobbiamo ancora stare distanti. Già! Dobbiamo proteggere e proteggerci. Giusto!
Questo è un tempo di imperativi necessari, ma anche di ricerca del tempo indicativo. Un tempo, cioè, fatto di indicazioni utili per imboccare la strada giusta per una rinascita. Una rinascita che sia appunto tale, ovvero un ricominciare. Un ritorno a ciò che è stato sino a qualche tempo fa è difficile da realizzarsi: ora è il tempo di ricominciare in modo nuovo, creativo e proattivo.
Ci siamo ritrovati tutte e tutti a reinventare le nostre quotidianità, a rivedere tempi e modi dello stare insieme diversamente, separati ma vicini, con le maschere del nostro tempo utili a tutelare i confini e scoprire similitudini relazionali.
Ammettiamolo pure: facile a dire “fermi tutti”. È stata fatta una scelta (necessaria), e le scelte implicano delle rinunce. Ma di quali rinunce stiamo parlando? Ad oggi, dopo quasi due mesi di lockdown, come sta ognuno di noi emotivamente, mentalmente, fisicamente?
Tra perdite e riscoperte
La mia attuale esperienza lavorativa raccoglie, e prova ad accogliere, le condizioni di isolamento di persone sordocieche, già di per sé in perenne confinamento. Ora vivono un silenzio assordante, un silenzio disumano. È tale poiché manca la comunicazione ontologica per eccellenza, ovvero il contatto umano, quei piccoli gesti carichi di quotidianità. Proviamo ad immedesimarci: non sento, non vedo, nessuno neanche può avvicinarsi a me, insomma decretiamo il “comavirus”.
I più piccoli, così come i disabili tutti, si ritrovano privati di servizi necessari. Il contesto scolastico, seppur tra difficoltà e talvolta ambiguità, è comunque capace di offrire un’opportunità didattica ed educativa. Oggi l’offerta formativa scolastica ha la necessità di cogliere la sua imprescindibile tensione pedagogica.
Avendo il dovere, ma soprattutto il piacere, di confrontarmi con il “sostegno” nella scuola, la domanda frequente che ricevo è come attivare per i disabili, semmai con pluriminorazioni, la didattica a distanza. Domanda affascinante ed inquietante allo stesso tempo. Solo qualche giorno fa le nostre istituzioni hanno fatto memoria di questa parte di popolazione. Sin qui il docente, attivato creativamente, ha (ri)scoperto l’estetica della scuola: il valore educante dell’istruzione.
Fuori dalle scuole, dentro le case: una comunità domestica
Le realtà familiari fanno fatica, si sentono isolate. I genitori, madri in particolare, si sono reinventati assistenti indispensabili per la continuità didattica. Piattaforme, dialoghi e lezioni virtuali, appuntamenti saltati o extrascolastici, sono stati e sono argomenti con linguaggi contemporanei. Ognuno forzatamente e anche generosamente ha aperto le porte di casa, ha condiviso la propria intimità familiare. Siamo a tutti gli effetti una comunità domestica. Essendo ciascuno parte di questa nuova identità, siamo chiamati a non sostare di fronte alla tecnologia, ma ad andare Oltre. O maiuscolo, certamente, come coraggiO, come Osare, come ci sonO. Io ci sono: cosa posso fare per te? Cosa posso essere per te? Forse sono queste le domande da fare anche di fronte a uno schermo.
Si parla spesso di inclusività, semmai con declinazioni diverse, ora bisognerebbe operare esclusività, ovvero qualcosa di unico. Per il presente e per il prossimo anno scolastico, e non solo. Occuparci con particolare attenzione dei “fragili-esclusivi”. Garantire la tutela fisica ma nel contempo rimettere mano alle pratiche di cura. La cura richiede attenzioni, prossimità tra volti, un volto, come direbbe Lèvinas, da “scoprire, contemplare e accarezzare”.
I fragili-esclusivi hanno bisogno più di altri di questo. Gli imperativi sono necessari. Ora è il tempo degli indicativi imperativi altrettanto perentori.
Se abbiamo acquisito maggiore consapevolezza di essere una nuova comunità, sappiamo anche che l’altro chiede la nostra prossimità. Quindi dobbiamo (imperativo indicativo) esserci.
a cura di Giuseppe Modugno
Giuseppe Modugno è pedagogista e formatore, da 25 anni impegnato nel sociale con esperienza nel campo delle tossicodipendenze, della salute mentale, del sostegno alle famiglie e attualmente impegnato con la disabilità grave.
Sulla cura nel sociale e nell’educazione sfoglia i nostri libri dedicati al lavoro sociale.
Immagine: Lapo Gargani (2013)