Come riutilizzare per non sprecare
Uno dei motivi per cui le persone si comportano con indifferenza nei confronti della crisi è la fede incondizionata verso le tecnologie, ovvero la credenza che la scienza e la tecnologia saranno capaci di risolvere la gran parte dei problemi sociali e ambientali legati all’Antropocene, il nuovo “sistema Terra” in cui le pressioni umane sono diventate così forti da mutare il pianeta. Il tecno-ottimismo ci assopisce, appiattisce la nostra coscienza morale e la nostra capacità di azione. Incoraggia a pensare che tutto quello che accade sotto forma di problema sia risolvibile, mentre fraintendiamo la complessità del pericolo.
La docente e storica della natura dell’Università americana di Notre Dame, Adeney Thomas, fa alcuni esempi di come il mondo stia mutando a causa dell’impatto umano:
«193.000 “composti cristallini inorganici” creati dall’uomo, o che voi e io potremmo chiamare “rocce”, ora superano di gran lunga i ~ 5.000 minerali naturali della Terra, mentre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica ricoprono la terra, l’acqua e i nostri organi interni . A causa delle moderne tecniche agroindustriali, si sta dilavando via tanto terriccio che l’Inghilterra ha ancora a disposizione circa 60 altri raccolti.»
Poiché non possiamo più permetterci di consumare energie e risorse, né produrre rifiuti a meno di non portare la nostra civiltà all’estinzione, come riutilizzare quanto ancora abbiamo per rispondere alle attuali necessità ambientali?
Come riutilizzare il cibo per evitare sprechi
Secondo la FAO, circa un terzo della massa di prodotti alimentari va sprecata e questo rappresenta un vero e proprio costo per la collettività, non solo in termini monetari: lo spreco è infatti associato all’aumento delle disuguaglianze (nel mondo soffrono la fame circa 815 milioni di persone) e alla produzione di gas climalteranti, e contribuisce per oltre il 7% delle emissioni di gas serra.
Il rapporto ISPRA “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” ci dice che il settore che incide maggiormente sulle emissioni è quello degli allevamenti intensivi, mentre la principale causa di sprechi è la sovrapproduzione di eccedenze. In pratica, ad ogni aumento del fabbisogno, offerte e consumi aumentano ancor di più, innescando così il circolo vizioso dello spreco.
In quest’ottica nascono tante realtà che coinvolgono sempre più persone nella lotta contro gli sprechi alimentari, trovando idee innovative su come riutilizzare il cibo. Tra queste, Too Good To Go?, ‘troppo buono per essere buttato’: il cibo invenduto di ristoranti, bar, panifici, hotel, supermercati e altre attività di ristorazione a Milano e a Torino verrà messo in vendita a prezzi ribassati tramite l’utilizzo di una applicazione.
Considerando che ciascuna famiglia, in Italia, butterebbe circa 700 euro di cibo, per evitare sprechi noi cittadini potremmo adottare questi piccoli accorgimenti:
- fare delle liste che permettano di comprare solo ciò che serve;
- preferire i produttori locali;
- scegliere prodotti di stagione;
- imparare l’arte della cucina di recupero, che consente il riutilizzo degli avanzi;
- non servire porzioni eccessive a tavola.
Riutilizzare gli edifici già costruiti per fermare il consumo di suolo
Il rapporto ISPRA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” rivela che abbiamo perso l’8% della superficie nazionale, ovvero 23.000 km2: è come se l’intera Emilia Romagna fosse completamente impermeabilizzata. Il suolo è una risorsa preziosa non rinnovabile che influirà sulla possibilità dei nostri figli di produrre cibo, depurare l’acqua, proteggerci dalle alluvioni e godere di un bel paesaggio.
Cementificando il suolo, infatti, viene a mancare la produzione agricola e forestale. Questa, a sua volta, è causa di:
- diminuzione nella rimozione di CO2 e di particolato inquinante dall’atmosfera;
- perdita di biodiversità;
- alterazione dell’infiltrazione e della purificazione dell’acqua nelle falde;
- interferenza con i deflussi delle acque superficiali;
- peggioramento del microclima urbano per aumento del calore estivo.
L’industria mondiale del cemento inquina più di intere nazioni come la Cina e gli Stati Uniti, con circa 2,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera in un anno (il dato si riferisce al 2015), pari all’8% delle emissioni totali. Secondo il rapporto del centro studi inglese Chatham House “Making Concrete Change”, poiché il cemento è uno dei settori considerati più difficili da de-carbonizzare, per limitare il suo impatto ambientale si dovrà necessariamente puntare anche sui metodi di economia circolare, che prevedono, ad esempio, il riciclo/riuso dei materiali e la progettazione di edifici più leggeri, duraturi ed efficienti grazie alle tecniche di bio-edilizia. Se invece di continuare a costruire brutte case, l’Italia investisse nella riqualificazione estetica ed energetica degli edifici già costruiti, si creerebbe lavoro per decenni migliorando pure l’attrattiva turistica.
Infine, se siete interessati a recuperare la nostra identità culturale, potreste voler acquistare le case ad un euro e rianimare piccoli borghi abbandonati del nostro Paese.
La Terra sotto di noi, intorno a noi, dentro di noi
Vi lascio con la Lettera d’amore alla Madre Terra di Thích Nhất Hạnh:
«In questo preciso istante la Terra è sotto di te, intorno a te e anche dentro di te. Potresti essere abituato a considerarla semplice terreno, ma l’acqua, il seme e ogni cosa intorno a noi provengono dalla Terra. Ogni cosa al di fuori di noi e ogni cosa dentro di noi giunge dalla Terra. È facile dimenticare che il pianeta su cui viviamo ci ha fornito tutti gli ingredienti che costituiscono il nostro corpo. L’acqua nella nostra carne, le nostre ossa e tutte le microscopiche cellule nel nostro corpo derivano dalla Terra e fanno parte di essa. La Terra non è soltanto l’ambiente in cui viviamo. Noi siamo lei. Noi facciamo parte di lei e lei è in noi, quindi la portiamo sempre con noi.»
Ilaria D’Aprile, laureata in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Bari e con Master in Educazione Ambientale per la promozione di uno sviluppo sostenibile presso l’Università di Bologna, è esperta in educazione alla sostenibilità e realizza progetti di formazione per insegnanti e studenti curiosi. Con edizioni la meridiana ha pubblicato “Abbecedario verde. Salvare la Terra partendo dalla scuola” (2011) e “Apprendere con gioia. Outdoor Education nei cortili scolastici” (2020).
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