Come mantenere la relazione nella didattica a distanza? Proposte operative per docenti
L’educazione è relazione: se è vero che pur in questa situazione critica che stiamo tutti attraversando ci sono gli strumenti per restare in contatto, in connessione, dunque in relazione con i nostri allievi, ci troviamo in ogni caso obbligati a ripensare quali modalità ci permettono non solo di mantenere vivi gli aspetti didattici e di apprendimento formale del nostro lavoro, ma anche e soprattutto in quali modi e con quali forme possiamo continuare ad esercitare il nostro ruolo educativo, addirittura ampliandolo e toccando temi utili e importanti in questo presente e nel futuro che ci troveremo a vivere.
Facciamo innanzitutto riferimento al documento del Ministero (Nota ministeriale 388 del 17 marzo 2020) sull’emergenza coronavirus che riporta quanto segue:
“La didattica a distanza, in queste difficili settimane, ha avuto e ha due significati. Da un lato, sollecita l’intera comunità̀ educante, nel novero delle responsabilità̀ professionali e, prima ancora, etiche di ciascuno, a continuare a perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola”, ma “non a scuola” e del fare, per l’appunto, “comunità̀”. Mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, combatte il rischio di isolamento e di demotivazione. Le interazioni tra docenti e studenti possono essere il collante che mantiene, e rafforza, la trama di rapporti, la condivisione della sfida che si ha di fronte e la propensione ad affrontare una situazione imprevista.”
Cosa fare dunque?
Dare spazio ai momenti informali: un’occasione per rafforzare la relazione tra docenti e allievi
Oltre agli aspetti più didattici, che sono intessuti di consegne, lezioni, documenti e valutazioni, occorre dare spazio a dei momenti informali[1]. Questi permettano di:
- salutare e chiamare per nome gli allievi;
- parlare con gli allievi e far parlare gli allievi dei loro interessi;
- discutere, in momenti ritualizzati o meno, di giochi, sport, del tempo presente nelle sue difficoltà e potenzialità;
- complimentarsi per successi scolastici in altre discipline o per successi non scolastici;
- chiedere agli allievi come stanno e portarli a condividere le loro emozioni;
- dare qualche consiglio su come affrontare la situazione attuale;
- promuovere alcune consuetudini, in modo da proporre anche virtualmente un ambiente di lavoro organizzato;
- coinvolgere in qualche modo i genitori, che in questa nuova modalità sono contenti della cura che la scuola ha per i loro figli, ma nello stesso tempo sono incerti e vogliono essere rassicurati;
- ultimo ma forse più importante dei punti precedenti, tenere a mente come potrebbe essere l’ambiente “dall’altra parte dello schermo”, in contesti che non abbiamo mai visitato e che potrebbero essere non propriamente adeguati a situazioni di apprendimento. Oltre, quindi, a costruire proposte disciplinari variate e il più possibile vicine all’interesse degli allievi, occorre fornire loro alcune indicazioni su come si segue una lezione a distanza, non solo dal punto di vista dello svolgimento delle consegne, ma promuovendo processi quali la capacità di prestare attenzione, dello stare concentrati, dell’essere presenti nel momento. In questo modo, la relazione – già presente, come detto sopra – riacquista anche il suo ruolo prettamente educativo, permettendoci di costruire ponti là dove attualmente percepiamo distanze.
Sul piano didattico, promuoviamo allora il concetto di “dominanza” di Marzano e Marzano[2]. In questo modo, conciliamo una vera autorevolezza, senza eccesso di controllo, con una reale e dialettica negoziazione con la classe, che ritualizziamo come preferiamo. Questo concetto si adatta alla perfezione ai momenti progettuali e aperti in ambiente digitale, in cui gli allievi lavorano a coppie o a gruppi assumendo anche ruoli preposti al docente: spiegare qualcosa alla classe, al compagno o a un’altra unità di lavoro.
Consideriamo perciò almeno in parte di:
- negoziare le attività e gli obiettivi con gli allievi;
- definire nuovi obiettivi;
- escludere e togliere quello che gli allievi non desiderano;
- prendere decisioni;
- essere consigliati e orientati dalla classe, oltre che essere noi informati in relazione alle discipline.
L’allievo che si dimostra autonomo e che ne diviene consapevole, l’allievo a cui spieghiamo che, anche in questa imprevedibile e preoccupante situazione, occorre concentrarsi su quanto si può controllare, accettando il resto, diviene gradualmente più sicuro di sé e la sua autostima si rafforza. Egli allora agisce come protagonista di una “scuola autenticamente scolastica” e come giovane cittadino porta i suoi saperi, le sue passioni ed emozioni, e quelli della sua famiglia, a scuola e viceversa porta in casa, fuori dall’aula virtuale, il risultato della relazione a distanza.
Come mantenere la relazione nella didattica a distanza? Alcuni esempi e temi da trattare
Come formalizzare dunque i momenti di apprendimento informali e supportare lo sviluppo di competenze trasversali, come comunicazione e crescita personale?
Oltre che con il nostro renderci disponibili in rete in maniera sincrona e asincrona, ovviamente in momenti predefiniti al fine di proteggere anche il nostro tempo personale, è opportuno promuovere alcune possibilità di interazione che sfruttino le tecnologie e nello stesso tempo permettano un rapporto che vada al di là dei contenuti delle lezioni.
Ecco alcuni esempi, che suggeriscono anche dei temi da trattare.
- È possibile utilizzare lo strumento del forum, ormai disponibile in quasi tutte le piattaforme. Qui gli allievi possono essere invitati a parlare dei loro desideri, dei loro hobby, di cosa sentono la mancanza e di cosa non riescono a fare a meno in questi giorni. È però anche possibile proporre temi che tocchino l’educazione alle emozioni, parlando di quali emozioni avvertiamo più di frequente, dove le percepiamo (il corpo manca spesso nella nostra educazione scolastica, frequentemente concentrata solo sulla mente), perché ci sentiamo in un certo modo in una particolare situazione. Possiamo chiedere agli allievi di raccontarci i loro sogni, le loro speranze, cosa li fa stare bene, cosa li motiva a fare e a sentirsi efficaci nella vita di tutti i giorni, in modo da costruire il loro senso di identità e la loro fiducia nella capacità di apprendere, di superare le difficoltà, di influenzare il mondo attorno a loro.
- Possiamo proporre agli allievi, come accennato sopra, di riflettere e poi scrivere cosa ritengono di poter cambiare in questi giorni, quali modifiche apportare alle nuove routine, accettando d’altra parte quanto non può essere modificato. Su questo punto, promuovere alcuni atteggiamenti come l’attenzione ai suoni che ci circondano, la concentrazione per qualche attimo sul proprio respiro, la percezione del proprio corpo, la consapevolezza di essere nella propria casa ma anche in contatto con il mondo esterno, sono tutte occasioni educative che, se introdotte anche per brevi momenti, magari ritualizzati, possono portare ad accrescere la capacità degli allievi e la nostra di sostare nel momento presente e assaporare quanto ha da offrirci, pur nella limitatezza delle attuali possibilità.
- Sempre in piattaforma, è possibile creare uno spazio dedicato dove gli allievi possano trovare link per svolgere attività che amano. La situazione ottimale è che loro stessi a turno propongano qualcosa per i compagni, o ancora meglio gruppi di lavoro settimanale che hanno tale compito. Aiutarli a praticare o trovare un hobby, che possa essere un corso di fitness, di chitarra, di scacchi, oppure conoscere i primi passi della carriera di un cantante o un attore, sono spunti che possono creare legami e aprire spazi di possibilità, immaginari o reali che siano, da “abitare” come ulteriore luogo dove risiedere e relazionarsi. In questo contesto, dare agli allievi qualche suggerimento o informazione per aiutarli a visualizzare le strade da percorrere per perseguire i propri obiettivi, soprattutto se abbiamo a che fare con preadolescenti e adolescenti, concorre senza alcun dubbio a tessere legami significativi.
- Una consegna che, oltre ad essere educativa, può risultare divertente è quella di far realizzare foto o filmati che vengano poi caricati e resi fruibili a tutti, previa nostra supervisione. Si possono aprire discussioni, fare domande, commenti in video conferenza; si promuove in ogni caso uno spazio espressivo, che potrebbe diventare anche un ambito di ricerca su quanto è considerato bello e quanto piace, partendo appunto dalle scelte degli allievi, poi invitati a descrivere cosa li abbia portati a considerare significativa una certa immagine.
- Infine, il docente può aprire una sua pagina, o postare nella pagina iniziale della piattaforma utilizzata per l’insegnamento a distanza, citazioni, link, video, immagini proprie o utili per la disciplina, collegamenti a brani musicali o a risorse multimediali. Il tutto nell’idea di rendere accogliente l’ingresso nella “classe virtuale” che, come ogni altro luogo, può essere arredato a proprio gusto.
Il fulcro di tutte queste attività, sintetizzandone lo scopo, dovrebbe essere duplice: far parlare gli allievi, farli comunicare, ed evitare che si distraggano facilmente se ascoltano principalmente noi. Tenendo conto di questa facilità di distrazione, le attività dovrebbero essere finalizzate a sviluppare la loro capacità di attenzione e quindi, lo evidenziamo ancora, essere accompagnate da semplici consuetudini, facili istruzioni su come concentrarsi, brevi consegne di attenzione, attimi di focalizzazione sul proprio corpo e le proprie emozioni, momenti di silenzio in cui si invitano gli allievi a stare con se stessi, imparando dunque a prendersi cura di sé: ecco qualche spunto per il mestiere del docente digitale “senza classe”!
Gestire noi stessi per diventare educatori a distanza
In un’aula normale accade di tutto: alcuni studenti ridono, entra un altro docente o un collaboratore per una comunicazione, il computer non funziona, qualcuno chiede di andare in bagno… Tutto ciò, se da una parte ostacola i nostri piani lezione, dall’altro rende la lezione stessa varia, cioè permette di differenziare il ritmo di apprendimento e di abbassare, se è il caso, il tasso cognitivo richiesto dalle attività. Mentre non è possibile ricostruire virtualmente il contesto di classe e replicarne le modalità di gestione (pensiamo, ad esempio, all’efficacia di certi sguardi nel richiamare comportamenti non adeguati), è fattibile, anzi indispensabile, implementare alcune strategie di gestione del gruppo in remoto, al fine di svolgere la nostra funzione educativa anche a distanza. Se in precedenza abbiamo elencato e descritto alcune possibili attività e modalità di interazione, quello che ora manca è fare qualche considerazione conclusiva sull’essere educatore a distanza. La questione sta proprio qui: non si tratta “solo” di trasferire le nostre strategie di gestione in un nuovo contesto, o di acquisirne delle nuove.
Si tratta proprio di essere – tramite le nostre scelte di interazione e attraverso le occasioni di apprendimento che ideiamo – un modello di docente che dimostra in ogni suo gesto e scelta di avere a cuore la crescita dei suoi allievi, rendendosi presente e attento, dispensando consigli richiesti e cogliendo i nuovi segnali che le tecnologie, in qualche modo, ci portano in evidenza: allievi che si connettono in ritardo, o non si connettono; allievi che trovano il modo di infastidire gli altri con suoni o interferenze varie; allievi che appaiono dal video distanti o distratti, ma anche allievi che propongono temi di discussione, sono creativi, riescono a migliorare con i loro interventi il clima virtuale che si forma durante la lezione a distanza. L’attenzione educativa online del docente per la sua classe passa dal mettersi all’ascolto degli altri e di se stesso, prestando ancora più attenzione del solito al sentire emotivo che, mentre in aula si innesca ormai in automatico, qui ha bisogno di una nuova sensibilità; questa può venire solo da chiarezza di intenti e allenamento nel cogliere le piccole sfumature comportamentali degli allievi, che in qualche modo lo schermo del PC lascia trasparire.
Per rendere possibile tutto ciò, anche noi docenti dobbiamo migliorare in due aspetti che nell’interazione online ci sfidano in misura ancora maggiore che in precedenza, due aspetti che in questo scritto abbiamo sottolineato come importanti nell’educazione degli allievi, ma che lo sono ancora di più per noi: l’attenzione e la concentrazione. Attenzione ai segnali che arrivano e alle nostre reazioni, e concentrazione su quello che proponiamo, su come lo proponiamo e su quali pensieri passano nella nostra mente durante la didattica senza classe. C’è una cosa che non cambia, nel reale e nel virtuale, ed è la nostra presenza a noi stessi, che è sempre in allerta nel dialogo interiore, nei pensieri che sorgono spontanei, nella motivazione che riusciamo a trovare per spiegare un’altra volta un concetto che sembrava acquisito o per sopportare l’ennesima interruzione dovuta a problemi tecnici o agli atteggiamenti di qualche allievo.
Quello che non cambia, in presenza e online, è la capacità di gestire noi stessi, per poter gestire in pieno, nel nostro immutato compito educativo, le nuove relazioni virtuali che continuano e continueranno a coinvolgere persone reali, con le loro emozioni, i loro stati d’animo, i loro sogni e i loro bisogni.
Non ci piace parlare di nuove sfide, perché il mondo, soprattutto oggi, ce ne propone già abbastanza. Ci piace invece parlare di un nuovo modo di agire nelle opportunità che le tecnologie ci offrono, rimodulando la distanza che ci separa per offrire vicinanza anche se siamo lontani, e far vivere, in un presente incerto, la possibilità di un futuro che non conosciamo e che forse potrà migliorare la nostra scuola di domani.
a cura di Davide Antognazza e Miriano Romualdi
[1] Marzano R. J. e Marzano J. S., The key to classroom management, “Educational leadership”, 2003, vol. 61, n. 1.
[2] Marzano R. J. e Marzano J. S., The key to classroom management, “Educational leadership”, 2003, vol. 61, n. 1, pp 6-13. Gli autori presentano l’idea che l’autorità in aula si acquisisce facendo bene il mestiere dell’insegnante, attraverso la chiarezza, obiettivi ben definiti e promozione dell’apprendimento per tutti.
Davide Antognazza è pedagogista, studioso e ricercatore sulle tematiche dell’educazione socio-emotiva e applicazione degli studi sull’intelligenza emotiva e sulle life skills nella formazione degli adulti. È docente ricercatore senior presso il Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI di Locarno.
Miriano Romualdi è specialista in tecnologie educative e in problemi di gestione, da tempo lavora presso il Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI di Locarno che si occupa delle abilitazioni e della formazione continua di docenti di tutti i livelli scolastici.
Per edizioni la meridiana, hanno pubblicato “Dentro l’aula. Tecniche, metodologie e pratiche per gestire classi difficili” (2020).
Immagine di Ivan Aleksic su Unsplash