Aprire la scuola al territorio: verso la città educativa
Sono passati duecento anni dacché i bambini sono stati rinchiusi all’interno di un’aula. Se questo poteva aver senso per la scuola nata durante la rivoluzione industriale, il cui fine era formare futuri operai in grado di stare rinchiusi dentro una fabbrica, oggi l’aula è un posto innaturale per iniziare un processo educativo.
Paulo Freire diceva che agli studenti s’impartisce una sorta di “educazione bancaria”: i docenti sanno e gli studenti ricevono. In realtà, siamo diventati consapevoli che non si apprende soltanto a scuola e che l’apprendimento è un processo che si costruisce insieme, a prescindere dalla presenza di un docente, e che si attua ogni qual volta si fanno esperienze significative, emozionanti, che attivano il senso di stupore e meraviglia.
Pertanto, per stare al passo coi tempi, la scuola deve uscire dal perimetro dell’aula e si deve aprire al territorio, promuovendo esperienze ricorsive a contatto con la natura più prossima, insieme ad altre che permettano agli studenti di intrecciare lo studio e la ricerca alla vita concreta in città.
Partire dall’outdoor education per aprire la scuola al territorio
Quello che propongo nel manuale per portare l’outdoor education nei cortili scolastici è la creazione di una scuola che valorizzi al massimo le opportunità di trascorrere del tempo fuori dall’aula attraverso le esperienze di outdoor education (OE). L’outdoor education è un orientamento pedagogico in cui l’ambiente esterno in sé diventa luogo di formazione, ovvero uno spazio suggestivo privilegiato in cui fare esperienze formative. Senza andare lontano, si può partire dall’ambiente esterno più prossimo: il giardino della scuola o il suo cortile.
Eppure non basta uscire fuori dalle sue mura per cambiare la scuola. Occorre imparare a pensare e costruire relazioni sociali in modo nuovo, a mettere in discussione l’idea di spazio e tempo della scuola come della società.
Per questo per fare outdoor education non si può improvvisare: occorrono corsi di formazione con i soggetti che hanno già avviato questo tipo di sperimentazione. In Italia, fortunatamente, non mancano le esperienze, essendo più di 150 le realtà di educazione in natura già avviate e che potrebbero offrire un contributo in tal senso.
I benefici di un’educazione che esce dall’aula
Outdoor education significa fare esperienza diretta del mondo e concettualizzare quello che è accaduto tornando in aula; significa portare dentro ciò che si è trovato e provato fuori, dove ‘dentro’ significa anche dentro di sé come esperienza vissuta.
I benefici sono confermati da molteplici ricerche:
- dal punto di vista socio-relazionale, l’attività all’aperto procura benessere perché allevia lo stress, rasserena, diminuisce la disposizione al conflitto e stimola lo sviluppo del senso di autonomia e indipendenza dall’adulto, grazie all’aumento di distanza che gli spazi aperti consentono;
- dal punto di vista cognitivo, incrementa la concentrazione, l’attenzione spontanea, la riflessione, il ricordo delle conoscenze e il loro transfert;
- dal punto di vista emotivo, si evidenzia un migliore sviluppo dell’immaginazione e del senso di meraviglia.
Allora perché i cortili spesso restano inutilizzati in ambiente scolastico?
Come aprire la scuola al territorio: dal cortile scolastico alla città educativa
Talvolta è la paura degli insegnanti, il loro timore di assumersi troppe responsabilità di fronte alle leggi della sicurezza, a privare i bambini delle esperienze all’aperto. Altre volte, invece, una limitazione all’utilizzo dei cortili scolastici è che, spesso, questi hanno uno spazio risicato che non consentirebbe l’accesso a più classi contemporaneamente.
Si mette così in evidenza un fatto: per tornare a scuola senza tornare indietro e rispondere alle esigenze di distanziamento fisico e di rinnovamento si dovrebbero poter svolgere le lezioni in aule didattiche decentrate e all’interno del territorio, che diventa esso stesso ambiente educativo: piazze, musei, campi, spiagge e boschi.
Per fare questo è necessario costruire dei Patti Educativi di Comunità (PEC), uno spazio dove ragionare dei diversi modi di fare scuola per evitare, come dice la dirigente Antonella Di Bartolo, “che tutto ciò che si costruisce al mattino, il quartiere lo disfi nel pomeriggio”. I PEC devono essere dei luoghi di condivisione dove rompere gli argini per costruire un confronto interno tra tutti gli attori, in una dimensione professionale, politica e con apprendimenti formali e non formali.
Dobbiamo tornare all’idea di una città educativa, un concetto molto caro al pedagogista Fiorenzo Alfieri – nel 1970 promotore del primo tempo pieno d’Italia a Torino; all’idea, insomma, che mestieri e professioni, industrie e artigianato, servizi e istituzioni culturali, possano offrire alle scuole luoghi e occasioni perché bambine e bambini, ragazze e ragazzi vivano esperienze che consentano di agganciare lo studio alla vita pratica, mettendo in atto modalità di apprendimento che tengano in conto delle nuove esigenze educative.
a cura di Ilaria D’Aprile
APPRENDERE CON GIOIA
Outdoor education nei cortili scolastici
di Ilaria D’Aprile
Scopri di più e sfogliane alcune pagine
Guarda anche la serie di video 6 cammini per l’Outdoor Education
Ilaria D’Aprile, laureata in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Bari e con Master in Educazione Ambientale per la promozione di uno sviluppo sostenibile presso l’Università di Bologna, è presidente di ESSERE TERRA ed esperta in educazione alla sostenibilità. Realizza progetti di formazione per insegnanti e studenti curiosi.
Con edizioni la meridiana, sui temi dell’educazione ambientale, ha pubblicato anche “Abbecedario verde. Salvare la Terra partendo dalla scuola” (2011).
Immagine: di Jordan Ladikos su Unsplash.