Cronache dal futuro / 13-05-2021
Continua la raccolta di testi Cronache dal futuro, lo spazio aperto ai ragazzi e alle ragazze che immaginandosi nel futuro raccontano a un interlocutore da loro scelto ciò che hanno vissuto, capito, provato durante i mesi della pandemia che ha imposto di ‘non vivere’ la loro età come i loro coetanei avevano fatto prima. Un tempo diverso raccontato però dai ragazzi attraverso la scrittura e una maschera da loro disegnata. I testi costituiscono un materiale vivo, palpitante e ricco. E ci dicono che “i ragazzi sapranno fare meglio di noi”. Dobbiamo solo ascoltarli. Buona lettura.
Ero abituata a stare a casa, in una bolla
Cari nipoti,
volete sapere cos’è successo alla zia quando era un po’ più grandicella di voi? Era l’anno 2020 quando tutto il mondo è stato colpito da una grave pandemia, il responsabile era un microscopico Coronavirus. Il primo caso si era verificato in Cina. Io, come molti altri, eravamo convinti che non fosse nulla di grave, che rimanesse isolato lì e invece stava già circolando anche nel nostro paese. Beh… Tutto è cambiato da un giorno all’altro.
Io frequentavo il terzo anno della scuola secondaria e verso la fine di febbraio, dopo le vacanze di carnevale, ci avevano detto che per una settimana non saremmo andati a scuola. Ovviamente eravamo tutti contentissimi, quando sarebbe potuta capitare un’altra situazione come questa? Non ci potevamo credere! Col passare dei giorni, però, non eravamo più così contenti, la situazione aveva iniziato a peggiorare molto velocemente e quella settimana è diventata un mese e così via. Da marzo a maggio abbiamo dovuto chiuderci in casa, si poteva uscire solo per fare la spesa o per andare a lavorare, ma noi, essendo giovani, non potevamo fare neppure questo. Tutto ciò perché gli ospedali si erano riempiti di malati, erano al collasso e, purtroppo, moltissime persone sono morte. Rimanendo a casa contribuivamo a non far circolare il virus. Circondati solo dai nostri genitori e fratelli iniziava a diventare tutto molto noioso e pesante! Per ridere e scherzare dovevamo fare videochiamate con i nostri amici. Ah, quanto tempo ho passato al telefono, e per fortuna avevamo quello! Non ricordo di preciso quando, ma abbiamo iniziato a fare lezione dal computer, era molto strano e quasi irreale. Dovevamo stare particolarmente attenti: a giugno avremmo dovuto sostenere l’esame.
Durante questo lockdown, così lo chiamavano, passavamo tutte le sere ascoltando al telegiornale il capo del governo che commentava quella situazione o emanava nuove ordinanze che cercavano di arginare la circolazione del virus. A maggio ci hanno detto che potevamo tornare ad uscire, però con delle limitazioni, non potevamo fare alcune cose, dovevamo indossare la mascherina e i guanti, in alcuni casi, non potevamo più abbracciare e baciare le persone care per non rischiare di trasmetterci il virus: si era scoperto, infatti, che molti erano asintomatici, ossia potevano non accorgersi di essere ammalati e diffondere il contagio. Ecco, in quel momento ho avuto un po’ di paura, perché mi ero abituata a stare a casa, in una bolla, al sicuro e poi, tutto ad un tratto, la situazione è cambiata notevolmente.
Mi ci è voluto un po’ per riabituarmi alla quasi normalità. Per fortuna, terminato l’esame, ho passato un’estate bellissima, forse la più bella della mia vita. A settembre siamo tornati a scuola, più o meno normalmente, con l’obbligo di indossare la mascherina. Ora mi trovavo in una scuola nuova, ero in prima superiore! A causa di questo virus, inizialmente, ho avuto un po’ di difficoltà nel conoscere i miei nuovi compagni, perché socializzare con quelle restrizioni era più difficile. Purtroppo, dopo circa due mesi, siamo ritornati alla didattica a distanza, cioè alle videolezioni. Da un lato ero contenta, perché potevo alzarmi più tardi ma allo stesso tempo triste in quanto trascorrevo intere giornate da sola, in camera mia.
Finalmente, a febbraio dell’anno successivo, siamo tornati a scuola in presenza e abbiamo seguito delle vere lezioni! Quando ci siamo rivisti, dopo quelle lunghe settimane a casa, abbiamo riso moltissimo, eravamo felici di rivederci; la notte prima ricordo che non ho mai dormito per l’emozione… come fosse il primo giorno di scuola! Penso che i momenti più belli si vivano proprio lì, dentro a quelle mura, seduti su quei banchi. Fortunatamente, come in molte storie, c’è un lieto fine e infatti dopo alcuni mesi la grave pandemia è stata superata e siamo tornati alla normalità, anche grazie al vaccino. Da lì in poi tutto è andato sempre meglio e fortunatamente oggi sono qui a raccontarvi questo triste capitolo di storia, a distanza di anni, ricordandovi quanto la nostra vita possa cambiare da un giorno all’altro.
Buon anno piccoli, e ricordate: scrivete ogni tanto alla vostra zia preferita.
Con affetto,
la vostra zietta Paola
Per saperne di più sul progetto Cronache dal futuro, leggi l’articolo introduttivo in cui Raffaela Mulato racconta questo progetto per dar voce ai giovani.
Cronache dal futuro è anche una proposta che vorremmo rendere virale (e virtuosa). Che tu sia un docente, un educatore o un genitore, proponila ai ragazzi e invitali a inviare i loro scritti e le loro maschere per email a informazione@lameridiana.it. Troveranno spazio sul nostro blog, dove saranno pubblicati insieme alla maschera che li accompagna.